La Sinister Film ripropone in Dvd una serie di thriller di William Castle, tra cui questo “Homicidal” diretto dal regista americano nel 1961. La compressione è di buona qualità, anche se, a volte, l’immagine risulta leggermente sgranata: nonostante ciò, riesce comunque a supportare la fotografia in bianco e nero del film, particolarmente contrastata. L’audio è più che curato, pur essendo in Dual Mono. Sono presenti un brevissimo trailer cinematografico del film, e una veloce presentazione al film (e al regista) curata da Luigi Cozzi, della durata complessiva di circa 3 minuti.
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Homicidal è dichiaratamente un film ispirato a Psycho di Alfred Hitchcock. Il film uscì infatti nel 1961, ovvero l’anno successivo al celeberrimo thriller del maestro del brivido: un’operazione finalizzata principalmente a cavalcarne l’incredibile successo, attraverso un’opera a metà strada tra l’omaggio e la copia. Come scrive Mauro Giori nel suo libro dedicato a Psycho, edito da “Lindau”, Homicidal si può considerare un vero e proprio “plagio di serie B inteso a sfruttare il successo di Psycho clonandone la vicenda e accrescendone i sottintesi sessuali”. Infatti, William Castle, esperto artigiano di B-movies, si cimenta con i classici temi hitchcockiani della doppia personalità e della dissociazione psicotica, facendo forza sulla spettacolarità dell’intreccio morboso ed esasperando lo stile tipico del thriller dai toni orrorifici.
Il trauma infantile, come per Psycho, è alla base del plot: un evento scatenante che distorce la personalità del protagonista, trasformandolo in un assassino. Homicidal, infatti, è la storia di una giovane donna, Emily, che, senza apparente motivo, commette un omicidio. La donna è la nipote adottiva di un’anziana paralitica, che tiene in cura in una grande villa isolata, assieme a Miriam e a suo fratello Warren.
Castle attinge a piene mani dall’iconografia del film di Hitchcock: c’è la grande casa gotica – che ribalta in “minaccia” l’archetipo della casa come luogo salvifico e sicuro -; il coltello come arma dalle implicazioni sessuali; la cameretta dei giochi rimasta immutata nel tempo, luogo di un’infanzia perduta (o negata); il travestimento come occultamento della personalità. Alcune sequenze, come ad esempio quella del pedinamento da parte di un agente di polizia nei confronti della protagonista, sembrano addirittura ricalcate da Psycho. Così come la sostituzione, nel corso del film, del ruolo del protagonista è un ulteriore elemento debitore del film di Hitchcock: nessuno è unico fulcro della focalizzazione spettatoriale, esso cambia nel corso del film. Ciò è necessario per destabilizzare le certezze dello spettatore, impossibilitato a condividere le azioni di un unico personaggio, ma piuttosto costretto a seguire le scelte del regista-demiurgo.
Ma William Castle non si limita a citare. In Homicidal, egli vuole “spettacolarizzare” il suo referente – film, già di per sé, altamente “spettacolare”, perché costruito principalmente con l’intento di ingannare e stupire il pubblico. Il regista, infatti, si “dichiara” come autore del film durante l’incipit, intervenendo poi, attraverso una voce over, poco prima dei dieci minuti finali, per preparare il proprio pubblico all’orrore che la sala sta per assistere. Così facendo Castle sottolinea la valenza prettamente “ludica” del film, finalizzato proprio a stupire e intrattenere lo spettatore.