martedì, Novembre 5, 2024

Il grande imbroglio di John Cassavetes (DVD CG Home Video – 2012)

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Titolo Originale:  Big Trouble (Usa, 1986)
Regia: John Cassavetes
Interpreti: Peter Falk, Alan Arkin, Beverly D’Angelo, Charles Durning, Robert Stack
Formato video: 16/9 1.85:1
Audio: Francese Dolby Digital Mono | Inglese Dolby Digital Mono | Italiano Dolby Digital Mono | Tedesco Dolby Digital Mono
Sottotitoli: Arabo | Ceco | Danese | Finlandese | Francese | Greco | Hindi | Inglese | Italiano | Norvegese | Olandese | Polacco | Portoghese | Spagnolo | Svedese | Tedesco | Turco
Extra:  Trailer vari

DVD: CG Home video (2012)

Acquista il grande imbroglio [/box]

Alcune premesse necessarie: nel 1984, anno precedente alla lavorazione di Il grande imbroglio, John Cassavetes scopre di avere la cirrosi epatica, malattia che lo porterà alla morte cinque anni dopo. La reazione del regista è quella di chi non si dà per vinto: pur di non cadere nel gorgo dei corrosivi effetti psicologici che la malattia gli provoca, al dolore che avanza egli risponde con l’assunzione di nuovi progetti lavorativi, anche su commissione, com’è appunto Il grande imbroglio. A riprese già iniziate, Andrew Bergman, regista a cui in un primo momento era stato affidato il film (ma che poi rimarrà comunque sceneggiatore del progetto), viene rimpiazzato da Cassavetes che, pur avendo ristretto margine di manovra all’interno di un lavoro già pianificato e definito, viene incoraggiato dalla presenza dei due attori che interpretano i ruoli principali, Peter Falk (storico volto cassavetesiano) e Alan Arkin: una coppia che aveva già dato prova di grande affiatamento, con risultati più che eccellenti sul versante della commedia stralunata (Una strana coppia di suoceri di Arthur Hiller, 1979). Un altro elemento che certamente deve aver solleticato lo spirito irriverente di Cassavetes era la possibilità di dirigere una parodia del noir archetipico La fiamma del peccato di Billy Wilder. Il grande imbroglio, infatti, narra la storia di un assicuratore, Leonard Hoffman (Alan Arkin) trascinato in un complotto da Blanche Rickey (Beverly D’Angelo), una svampita femme fatale che gli chiede di far firmare al proprio marito (Peter Falk) una costosissima polizza sulla vita con una speciale clausola di doppia indennità in caso di caduta da un treno. E poi, ovviamente, ucciderlo per incassare il premio. Qualcosa però va storto. O meglio: non ne va dritta una. Per due terzi della sua durata, il film si presenta come una commedia dai forti accenti demenziali, tipologia molto in voga al tempo (indicativa, in questo senso, la presenza di Beverly D’Angelo, già coprotagonista, accanto a Chevy Chase, della sgangherata serie National Lampoon’s Vacation). La mano di Cassavetes si vede a sprazzi, più che altro in passaggi narrativi di servizio; si sente la sua limitazione nel lanciare gli interpreti in quella terra di confine (da lui sempre perseguita in recitazione e nella direzione degli attori) tra il metodo e l’improvvisazione. Le briglie cominciano a sciogliersi alle prime battute del girotondo di travestimenti di Peter Falk (il delirante dialogo alla toilette dopo la sceneggiata nell’ufficio assicurativo).

Poi a un tratto, dalla esilarante scena dell’obitorio in avanti, Cassavetes prende pienamente quota: innesca una serie di situazioni paradossali (una maldestra rapina che si scontra con un piano di attacco terroristico), eccentriche e imprevedibili che divertono proprio per il loro effetto di spiazzamento continuo, facendo leva sulle scintille provocate dagli scambi di battute tra Arkin e Falk: rispettivamente due caratteri che ripropongono lontanamente, e in forma stilizzata, quel dissidio tra l’abito borghese (con le sue asfissianti ma rassicuranti convenzioni) e il suo rovesciamento irriverente e burlesco (tema rappresentato già in modo cristallino in Mariti, 1970). Se Arkin finisce nei guai per le continue pressioni della moglie (che vuole iscrivere tutti e tre i figli alla università di Yale) e men che meno per avida brama di denaro, per Falk, il bottino diventa un pretesto per esprimere la sua contagiosa, eversiva natura di clownesco seminatore di caos. “Not the end”, le parole con cui si conclude questo ultimo film di Cassavetes: forse un vezzo o forse un celato messaggio di malinconica speranza. Classica edizione basic, quella distribuita da CGHome video, con i consueti menu per la selezione delle scene, diverse tracce audio (oltre all’originale inglese: italiano, francese, spagnolo e tedesco) e sottotitoli.

 

Diego Baratto
Diego Baratto
Diego Baratto ha studiato filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è laureato con una tesi sulla concezione del divino nella “Trilogia del silenzio di Dio” di Ingmar Bergman. Da sempre interessato agli autori europei e americani, segue inoltre da vario tempo il cinema di Hong Kong e Giappone. Dal 2009 collabora con diverse riviste on-line e cartacee di critica cinematografica. Parallelamente scrive soggetti e sceneggiature.

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