Il Sorpasso di Dino Risi (versione restaurata): la recensione del Blu Ray CG ENTERTAIMENT
Valori e corruzione, perbenismo e licenziosità. Questi gli elementi basilari che Dino Risi mette in contrapposizione, stabilendo quello che è il passaggio da un’Italia intrisa di ideali a quella della dissolutezza morale. Una società in piena condizione di metamorfosi che ne Il Sorpasso si denuncia con ironia e aspra lucidità, nel capolavoro che ha consacrato definitivamente il successo della commedia all’italiana.
Una Roma deserta di un ferragosto qualunque vede sfrecciare al volante Bruno Cortona (Vittorio Gassman) a bordo della sua Lancia Aurelia. Sfacciato e incline agli approcci casuali, incontra Roberto Mariani (Jean – Louis Trintignant), studente rigoroso, dal temperamento timido e molto riservato. Queste condizioni non sono certamente sufficienti a fermare l’insolenza di Cortona che, tra una scusa e l’altra, convince il ragazzo ad affrontare un viaggio con lui, in una sorta di iniziazione alla vita dalle conseguenze imprevedibili.
Scritto da Risi stesso con Ettore Scola e Ruggero Maccari, la pellicola si pone come emblema della cinematografia nostrana, a cavallo tra la “commedia amara” e una fulgida ma vivida rimembranza dell’arte viscerale di ascendenza neorealista.
Esportato all’estero con il titolo di The easy life, il regista Dennis Hopper ne usufruì come oggetto evocativo per il cult Easy Rider. Un dettaglio non da poco che sottolinea ulteriormente la significativa rilevanza del magistrale lavoro di Dino Risi, tra i titoli più riconosciuti e famosi del cinema italiano.
Nelle magistrali interpretazioni di Vittorio Gassman e Jean – Louis Trintignant (attore scelto da Risi solo in un secondo momento per il ruolo di Roberto Mariani) ritroviamo due volti legati ad un parossismo antitetico, una rivalità morale che vedrà la ragione soccombere all’istinto. Siamo nel 1962 e l’Italia è alle prese con un momento storico di passaggio: da una parte abbiamo le reminescenze della Ricostruzione e dall’altra l’esplosione effettiva del boom economico. Risi sceglie di affidare, in uno stile di pregnante acume e trasparenza, la contrapposizione di questi sguardi a due personaggi che incarnano l’essenza della rivalità etica stessa.
Bruno Cortona è l’affarista per eccellenza, privo di timori e intento a sopravvivere speculando su ogni occasione che la sua vita allo sbando possa offrirgli. Una personalità senza appartenenza ad alcun luogo o persona, con tanto di famiglia abbandonata (la moglie Gianna, Luciana Angiolillo, e la figlia Lilly nell’interpretazione di Catherine Spaak) che torna a rivisitare quando e come vuole. In lui non vi è malignità ma una natura genuina e malsana, dedita all’arrivismo più completo. Elementi degni di qualsiasi negatività che Bruno sa opportunamente ricoprire di vesti eleganti e bonarie, in quella che è la sua dote principale: la comunicazione con gli altri, tesa ad adattare ogni contesto all’affabulazione, presentando la sua persona al mondo come simpatico e piacevole conversatore. Non manca una vena di malinconia nella raffigurazione di un personaggio perso in legami vacui e temporanei, dissipato in una vita priva di radici e sicurezze.
L’incontro con Roberto, suo esatto opposto, diviene solo ennesimo pretesto per pavoneggiare la propria figura e arrivare ad ergersi come un improbabile maestro per il ragazzo, al fine di una vita più semplice e aperta all’avventura.
Chiuso in pensieri e riflessioni, propositi sempre taciuti per profonda vergogna di un possibile fallimento (come l’amore mai dichiarato verso una ragazza), Roberto ha fatto dello studio e del sogno di una buona carriera il centro della sua esistenza. Ogni distrazione è effimero miraggio che, pur attraendolo, non riesce a mirare, continuamente soggiogato da riflessioni che ne contemplino ogni pro e contro.
Questo spessore introspettivo viene incarnato dall’impiego della voce fuori campo: se ascoltare i ragionamenti del ragazzo ci è spesso impossibile data la sua timidezza, Risi la mette in scena dando sfogo ai suoi reali pensieri interiori, marcando ulteriormente la personalità fragile di Roberto. Un pretesto registico e narrativo che mette in luce con doppia forza la contrapposizione dei due protagonisti, uno tanto aperto da non aver necessità di ulteriori spiegazioni, l’altro col bisogno di un input più chiaro per venir compreso.
Non vi sono porzioni eccedenti nel girato di Risi, ogni singola immagine attesta realtà e storia passando da una fase quasi “documentaristica” dell’Italia anni ’60 fino alla descrizione minuta della relazione psicologica che si instaura tra i due interpreti. E, se tante sono le situazioni che spingono Roberto a cercare una via di fuga, la più rappresentativa la constatiamo nell’incontro tra Bruno e la famiglia del ragazzo. Qui si apre un mondo per l’insicuro Mariani nella palese constatazione che il suo caparbio compagno di avventure, in poche ore, riesce a comprendere e ad entrare intimamente in contatto con i suoi parenti come egli non era mai riuscito in tutta la vita.
Questo è il momento di scappare. E non da Bruno, ma da se stesso. Da una natura che lo ha privato di una coscienza reale lasciata fino a quel momento a mere congetture prive di sostanza. E a bordo della Lancia Aurelia, indicativa espressione di un viaggio senza sosta, nell’ennesimo sorpasso avventato ad opera di Bruno, il giovane scopre la reale finalità del rischio che si è assunto: puoi fuggire una situazione ma non da quel che sei. Vi è confine ad un cambiamento che non ci appartiene, per quanto desiderato. E il finale ne presenta, amaramente, ogni verità.
Il Sorpasso, restauro in 4k a cura della Cineteca di Bologna e Istituto Luce
Restaurato dalla Fondazione Cineteca di Bologna e da Istituto Luce – Cinecittà in collaborazione con Surf Film, RTI, Lyon Film e LCJ Productions.
Il restauro digitale 4K è stato realizzato a partire dai negativi di scena e colonna originali.
Alcune inquadrature nel negativo erano seriamente compromesse da problemi di muffa e strappi su molti fotogrammi consecutivi. Per queste inquadrature si è fatto ricorso a un controtipo positivo d’epoca di prima generazione.
Le lavorazioni sono state effettuate presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2016.
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Gli EXTRA del DVD CG ENTERTAIMENT
In libertà. Appunti su Il Sorpasso
Un breve ma intenso inserto extra ci regala una chiara riflessione critica non solo sulla pellicola ma sul cinema di Dino Risi, oltre a l’importanza della sua presenza nella cultura di quegli anni e della sua rivalutazione (e maggiore comprensione) rispetto al presente.
Attraverso testimonianze di critici, giornalisti, storici, registi, sceneggiatori ripercorriamo la carriera e la storia del tempo che ha segnato le varie sfaccettature dei film, con il contributo di aneddoti che ampliano ulteriormente l’analisi nell’incontro con i lavori del regista.
Intervengono, tra gli altri, il regista Gabriele Mainetti con lo sceneggiatore Nicola Guaglianone, i giornalisti Aldo Grasso e Mario Gerosa, Emanuele Sacchi, Paolo D’Agostini e l’attore Ricky Tognazzi.
Di Risi si racconta un modo di far cinema che si discosta dall’impegno di un Antonioni e che, lo stesso Risi non manca di sottolineare con malcelata ironia nella pellicola stessa, lasciando che sia la voce di Vittorio Gassman ad esprimerla con la celebre battuta: “Quella che va di moda oggi… la… l’alienazione, come nei film di Antonioni. Hai visto L’eclisse? Io c’ho dormito, ‘na bella pennichella!”.
Un grande equilibrio stilistico ha segnato la sua commedia, lungi dall’essere piatta e fine a se stessa ma sempre mirata ad una versatilità d’interpretazioni. Inserite nella realtà in modo acuminato, alla stregua di un fotografo, le pellicole di Risi hanno assunto quella posizione che in letteratura si denota come “classicità” integrando contenuto e intenzione.
Non vi è censura nel pensiero, l’Italia in trasformazione e la complessità di una diatriba etica e morale dalla difficile risoluzione è in primo piano, in una riflessione aperta che non cerca facile conciliazione né impone un punto di vista, ma affina uno sguardo, il proprio, che esso piaccia o meno.
Parlando con Vittorio di Marco Risi
Un ritratto dell’uomo e dell’attore. Marco Risi, figlio del regista, attraverso le parole del padre e interviste di repertorio, ripercorre la carriera dell’indimenticabile Vittorio Gassman.
Compagno prediletto sul set del regista e fidato amico nella vita privata, insieme hanno firmato numerose pellicole arrivando al grande successo con Profumo di donna. Un film che ha segnato profondamente l’attore nel triste e monumentale ruolo interpretato, tracciando in qualche modo le prime fasi di un dolore che solo successivamente avrebbe preso corpo, tanto da creare un vero e proprio blocco professionale.
Tra le tragedie personali e la depressione che Gassman visse fino in fondo, complice una precoce perdita della memoria che gli causò non pochi problemi nel campo teatrale, Marco Risi ci racconta l’uomo dietro i personaggi, l’incredibile sensibilità e timidezza che solo il set riusciva a mitigare.