lunedì, Novembre 18, 2024

La città invisibile di Giuseppe Tandoi: la recensione del DVD

Si può ambientare una commedia degli equivoci fra le tendopoli abruzzesi del post terremoto? Si può trattare con leggerezza il tema della caduta e del repentino ritorno alla vita degli abitanti della città distrutta? Nessun veto all’ironia. Lo sguardo obliquo sulla tragedia, lo scarto comico che modifica le coordinate della visione rappresenta una delle vocazioni più autentiche della commedia all’italiana. Basti pensare a Mario Monicelli e ai suoi Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, gli eroici anti-eroi che attraversano la “Grande Guerra” fino alla fucilazione. In tempi di imperante fiction televisiva, il modello – più o meno consapevole – rimane però inaccessibile e la lievità si trasforma nella riproduzione di siparietti stantii e figurine stereotipate. Nessun dubbio sulla bontà degli intenti che hanno animato regista e interpreti ma, “La città invisibile”, di Giuseppe Tandoi – coratino di nascita e abruzzese d’adozione – malgrado il titolo rimandi agli esperimenti combinatori di Italo Calvino, non si solleva dal livello dello sceneggiato, mettendo in scena le vicende incrociate di una comunità nella comunità, un gruppo di individui (il prete, la bella, la studiosa, il saggio, lo scapestrato, lo straniero) che aspirerebbero all’universalità, ma si fermano all’aneddoto, tanto da far sembrare a tratti pretestuoso lo scenario aquilano. Non paura, ma speranza e amore che trionfa, al di là degli sconvolgimenti naturali e della storia contingente. Due ragazze alle prese con turbamenti, orgoglio e pregiudizi: l’assennata e devota Lucilla, futuro medico, prosegue gli studi nonostante il terremoto, collabora all’ospedale da campo e dirige il coro della chiesa; la frivola Valeria sogna il principe azzurro e non rinuncia ai cosmetici. Inutile dire che le aspettative di entrambe saranno bruscamente ribaltate da incontri inattesi. Per Lucilla è in arrivo Luca, frontman di una rock band alla ricerca di un produttore coraggioso, mentre Valeria si invaghirà dell’ingegnere rumeno che le ha salvato la vita durante le scosse. Gli spunti narrativi sono chiari e popolano decine di film per adolescenti: da un lato il brutto anatroccolo e il seduttore che cade nella rete della sua preda, fino a un’improbabile dichiarazione d’amore per interposta persona, dall’altro la giovane donna chiamata a superare i propri preconcetti in nome di un’invincibile affinità. Condita da una buona dose di leziosità, l’opera prima di Tandoi affida le note comiche a una serie di macchiette, tra cui spiccano – in un gioco di somiglianze e differenze – Don Juan, lo scaltro parroco della comunità, e Remo, ingombrante musicista che occhieggia a John Belushi. Sullo sfondo, rimane la città invisibile – che continua a esistere nello sguardo di chi la contempla nella memoria -, lo spazio immaginario dei ricordi e degli oggetti perduti, conservato da chi, come il nonno di Lucilla, preferisce una casa sopra un albero alla tenda, per sentirsi ancora parte di un’unità che si estende, fra le macerie, di fronte a un rifugio improvvisato. Nessun intento polemico o politico anima “La città invisibile” – siamo lontani dallo spirito volutamente corrosivo di “Draquila” -, ma soltanto la rappresentazione moralistica e un po’ naive (volutamente?) di un nuovo inizio in cui tutti saranno costretti a mettere in discussione se stessi e le proprie esigenze. Gli extra presenti nel dvd contemplano una galleria fotografica e due “video musicali”, ispirati alle suggestioni sonore – canti religiosi e strimpellate pop rock – che percorrono il film.

Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi è nata a Milano nel 1987. Laureatasi in filosofia nel 2009 è da sempre grande appassionata di cinema e di letteratura. Dal 2010, in seguito alla partecipazione a workshop e seminari, collabora con alcune testate on line.

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