[box title=”Marina Abramovic: The artist is present” color=”#5C0820″]
Titolo : Marina Abramovic: The artist is present
Regia: Matthew Akers
Origine/anno: USA – 2012
edizione: Feltrinelli Real Cinema
DVD: 105
Libro: pp. 96
Prezzo:17,90 EURO
Uscita: dall’11 luglio 2012 in tutte le librerie
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Icona della performance art, Marina Abramovic scherza sul suo essere la “nonna” dei performers, a 63 anni ancora su una scena che molti hanno abbandonato, dopo la grande fioritura di happenings ed etichette date a partire dagli anni ’60 e ’70 a questa forma di ricerca artistica.
“She’s never not performing” ha detto di lei Klaus Biesenbach, il curatore della retrospettiva, The Artist Is Present, che il Museum of Modern Art di New York ha dedicato alla Abramovic nel 2010 e che la macchina di Matthew Akers ha seguito, registrando la lunga fase preparatoria fino all’evento clou, l’ultima performance, allorchè Marina, dal 14 marzo al 31 maggio, si è messa a disposizione del pubblico, seduta immobile per sei giorni alla settimana, dall’apertura alla chiusura del museo, al centro di una grande sala vuota. Davanti a lei un tavolo, sull’altro lato una sedia su cui si sono alternati gli spettatori, innumerevoli, ai quali è stato chiesto solo di partecipare all’evento per il tempo che volessero, ma senza fare assolutamente nulla se non guardare l’artista. Ad un certo punto, quando ha deciso che la situazione era matura, Marina ha eliminato anche il tavolo, annullando l’ultima barriera nello spazio intermedio fra lei e l’altro.
Il contagio emotivo è stato formidabile, lo spettatore è diventato un partner che ha collaborato alla performance in una sequenza scambievole di transfers in cui entrambi i soggetti erano completamente vulnerabili. Il campo sviluppato di volta in volta all’interno di questo totale niente che era solo il guardarsi immobili è deflagrato in reazioni diverse, leggibili sui volti delle persone coinvolte, fino al pianto, frequente.
Da quarant’ anni l’artista continua a costringere il proprio corpo ad oltrepassare i suoi limiti, una reductio ad absurdum che esprime lo sforzo di contrastare l’espropriazione prodotta dall’arte nelle relazioni umane. Annullare la specificità estetica dell’opera, l’estraniazione frustrante, liberare il linguaggio portandolo alle estreme conseguenze, cioè invalidandolo, ibridando i registri espressivi e dando spazio ai linguaggi del corpo. Dai gesti dada fino all’automanipolazione del corpo da parte dell’artista, il mondo dell’azione performativa ha investito in quegli anni tutte le arti, mantenendo la sua sostanziale indefinibilità, assunto di base di un modo di esprimere la relazione pragmatica arte/vita che sfugge, inevitabilmente, ad ogni collocazione. Da ciò, dunque, l’esigenza di un contesto live, in cui il pubblico è partner fondamentale e lo spazio esterno il più coerente con l’azione. Tornare fra le pareti di un Museo è stata l’ultima provocazione di un’artista che ha esplorato fino al confine estremo la sua area di ricerca: “Una volta che sei entrato nello stato della performance, puoi spingere il tuo corpo a fare cose che non potresti assolutamente mai fare normalmente.”
La scelta di mettere in scena il niente, né voce, né movimento, né interazione, è stata la più difficile, il lavoro preparatorio, molto lungo, è partito da lontano, ha raccolto in sè tutte le implicazioni esistenziali evidenti nelle performances del passato, ricostruite affidandole a nuovi artisti scelti e preparati da Marina in un workshop di giorni e giorni nella sua casa.
Completano l’approccio documentario i flash sulla sua storia, tracce mnestiche importanti di un vissuto elaborato successivamente come oggetto d’arte. Per Marina Abramovic continuare sulla strada della performance art, ormai da sola, ha rivestito un significato che capiamo fino in fondo dalla visione del documentario, 99 minuti dominati dalla sua figura piena e carismatica, una donna d’intensità non comune, che si mette a nudo col racconto di sè come ha fatto con il suo corpo in tante azioni rimaste memorabili, non di rado rischiando molto fisicamente.
La sensazione che resta in chi segue questo viaggio fra i ricordi e le rimozioni che affiorano, è di un bisogno di depurazione totale, svuotamento, forse ricerca di una funzione terapeutica affidata alla performance, un andare verso un oltre che risulta sempre più distante. Torna allora alla mente, fra le tante cose realizzate da sola o in simbiosi con Ulay (Uwe Laysiepen) performer tedesco suo compagno anche nella vita per dodici anni, presenza importante anche in quest’ultima azione, la serie Freeing 1975/76 (The Body, The Memory, The Voice), un tentativo di liberazione di tutto ciò che è gesto, memoria, linguaggio convenzionalmente acquisito. Lo sguardo, gli occhi negli occhi per una durata indefinita, è ora la prova più ardua, siamo al lacaniano “stadio dello specchio”, quel prendere coscienza di sè in un “luogo diverso dal nostro subconscio, dove noi collochiamo le aspirazioni accantonate per mediare con il nostro prossimo”.
Allo specchio, reale o metaforico, icona dell’arte e del mito da tempo immemorabile, Marina Abramovic sostituisce il suo sguardo e quello dell’altro di fronte a lei. Esperienza insostenibile, magnetica, anche devastante, è il riconoscimento della propria identità, il passaggio tra l’esteriorità e l’interiorità, da quell’immagine che ogni individuo possiede del proprio “sè” a quella riflessa in cui scopre di esistere, come il bambino nello sguardo della madre.
Arriva in homevideo l’11 luglio, per Feltrinelli Real Cinema e GA&A Productions, MARINA ABRAMOVIC: THE ARTIST IS PRESENT di Matthew Akers, dedicato a una delle figure chiave dell’arte contemporanea. L’uscita del cofanetto (dvd+libro, euro 17,90), che segue di poche settimane la release theatrical negli Stati Uniti, consentirà agli spettatori italiani di apprezzare in dvd uno dei documentari più applauditi della stagione, presentato al Sundance Film Festival 2012 e vincitore – tra gli altri premi – del Panorama Audience Award alla 62. Berlinale e dello Special Jury Award allo Sheffield Doc/Fest.
GLI EXTRA DEL DVD:
Marina al MoMA – 10:20
Il pubblico completa l’Opera – 6:05
Marina: Arte vs. Vita – 7:12
Gli abiti di Marina – 2:07
Belgrado: ritorno a casa – 10:25
Una storia di Re-Performance – 6:24
Marina Abramovic riceve il Lancia Celebration of Lives Award 2012 Trailer cinematografico – 1:40
IL LIBRO: DR. ABRAMOVIC (a cura di Francesca Baiardi, pp. 96)
Nel libro che accompagna il film: introduzione di Lia Rumma; scritti di Marina Abramovic e Arthur C. Danto. Estratti dalla biografia di James Westcott. Interviste realizzate al MoMA di New York e al PAC di Milano; la storia dei ratti-lupo dal soundtrack originale della performance Balkan Baroque; elenco delle performance dell’artista dal 1971 al 2012. Immagini dagli archivi della Galleria Lia Rumma.