E’ un anello quello che Anne si toglie dal dito mentre osserva i residui materiali di un appartamento disadorno; un gesto che separerà una vita Olandese di cui non sappiamo niente da un viaggio in Irlanda nelle terre peninsulari del Connemara, attraversate in solitudine con poco più di una tenda. In questa discesa nell’austerità della natura, l’incontro con Martin, vecchio eremita che vive in semplicità sulla sommità dell’isola, sarà regolato da un patto relazionale preciso; nessuna domanda personale, solo lavoro in cambio di cibo. Anne guarderà il giardino e la casa di Martin, Martin cucinerà per lei.
La Polacca Urszula Antoniak, dopo una notevole esperienza televisiva debutta nel lungometraggio con un piccolo saggio di cinema poetico che lei stessa ha definito in varie occasioni come un vero e proprio Haiku, anche se questa persistenza della natura che si fa scrittura più che al cinema Orientale fa pensare a quell’inabissarsi del documentario nel linguaggio poetico che troviamo spesso nel cinema di Joris Ivens; la Antoniak ha sicuramente in mente Ozu quando filma l’infinitesimamente inerte della cucina di Martin, gli oggetti sulla tavola, le finestre schermo che separano gli elementi da un orizzonte interiore, ma allo stesso tempo il suo è un occhio che anche grazie al supporto di Daniël Bouquet, inonda le cose di una luce quasi Vermeeriana, capace di scolpire in modo tagliente l’indicibile sulla fine, l’inizio e di nuovo la morte di una relazione.
Nothing Personal ha ottenuto molti premi a festival internazionali, tra cui, Locarno 62 e qualche giorno fa è stato nominato per i prossimi European Discovery Awards dall’EFA. Da pochi mesi è disponibile una versione DVD per il mercato europeo (regione 2) reperibile anche su Amazon Uk in lingua inglese con sottotitoli Francesi e Tedeschi.