Home Digital Passannante di Sergio Colabona (DVD – CG Homevideo, 2012)

Passannante di Sergio Colabona (DVD – CG Homevideo, 2012)

[box title=”Passannante di Sergio Colabona (DVD – CG Homevideo, 2012)” color=”#5C0820″]

Titolo Originale: Passannante
Origine/Anno:Italia, 2011
Formato video:16/9 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0 | Italiano Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano per non udenti
Extra: Trailer

Acquista Passannante su CG Home Video
[/box]

Quella del cuoco lucano è una vicenda incredibilmente orrorifica, ancor più perché realmente accaduta. Mosso da giusti sentimenti libertari e internazionalisti, Giovanni Passannante attenta alla vita di Umberto I di Savoia durante la visita di quest’ultimo a Napoli nel 1878. Lo fa con un piccolo coltellino da cucina, rendendo da subito palese  il proprio intento: farsi processare come criminale politico, sfruttando il clamore di un processo per tentato regicidio, per riportare le proprie istanze a quella platea vasta e popolare a cui  avrebbe voluto mirare. Una volta arrestato però, il suo piano viene smontato immediatamente e la ritorsione nei suoi confronti da parte della casata sabauda sarà esemplare nella sua abiezione. Graziato della pena di morte, commutata in ergastolo, verrà rinchiuso nella Torre della Linguella a Porto Ferrario sull’isola d’Elba, dove sconterà la sua pena in una minuscola cella al di sotto del livello del mare, praticamente una gabbia, incatenato, al buio per dieci anni. Diverrà cieco e storpio, fino a perdere completamente la ragione, mentre la polizia regia si preoccupava di far internare la madre e le sorelle ed, in segno di massimo dileggio, al suo paese natale veniva attribuito il nome di Savoia di Lucania in luogo dell’antico Salvia, così da troncare ogni ponte col suo ingombrante e controverso cittadino.

Liberato, grazie all’intervento dell’onorevole Agostino Bertani, trascorrerà gli ultimi tempi della sua vita in un manicomio. Le sue tribolazioni, però, non cessarono neanche dopo la morte, allorché, per ordine della polizia savoiarda, quando re Umberto I era già caduto in un altro attentato per mano di Gaetano Bresci, la testa del povero Passannante venne spiccata dal corpo esanime ed il suo cranio esposto, come esemplificativo delle teorie lombrosiane, ma soprattutto come monito o addirittura vendetta, al museo del crimine di Roma fino al 2007. E’ qui che Ulderico Pesce venne a conoscenza della vicenda e diede avvio ad una battaglia civile, attuata anche attraverso l’unica arma a lui congeniale, il teatro, per far si che l’uomo potesse porre fine alla sua tragica esperienza terrena e trovare finalmente una degna sepoltura.

Passannante, il film, è il passo conclusivo del progetto volto a ridonare all’eponimo anarchico basilicatese la dignità di cui la storia l’ha privato, volto a raccontare l’intera vicenda attraverso tre piani narrativi concatenati: da un lato ripercorrendo la lunga e complessa vicenda burocratica che ha impegnato lo stesso Pesce, il giornalista Alessandro Marchitelli (qui interpretato da Alberto Gimignani) e Andrea Satta voce dei Têtes de Bois (autori anche delle musiche ma pazienza); dall’altro ricostruendo l’episodio storico, con Fabio Troiano (Cado dalle Nubi) nel ruolo di Giovanni Passannante; dall’altro ancora mostrando alcuni momenti del monologo itinerante messo in scena da Pesce, basilicatese anch’egli.

Si è davanti ad una docu-fiction à la Guzzanti, che ha intento divulgativo più che meramente autoriale. Le ricostruzioni, seppure, parimenti all’intento, ben realizzate, hanno più che altro un valore documentario e questo vale tanto per i costumi, quanto per gli ambienti, quanto per le animazioni che intervallano il film.

Tutti gli attori appaiono molto coinvolti nell’impresa: a partire dal bravo Luca Lionello, sulfureo attendente del re; il sempre ottimo Roberto Citran; un meraviglioso caratterista come Ninni Bruschetta (il Duccio di Boris) già autore da par suo di ottimi esempi di teatro civile (L’istruttoria); addirittura un cameo di Citto Maselli (Bertani); per concludere con un Troiano/Passannante un po’ sopra le righe ma efficace.

Un po’ facile ma assolutamente riuscito l’espediente di far interpretare i tre ministri della giustizia susseguitisi tra il 1997 ed il 2007, peraltro mai nominati, lasciando alla memoria il compito di ricollegare volti e paternità, da tre attori comici (Massimo Olcese, Bebo Storti, Nicky Giustini).

Ciò che più conta, è che attraverso la biografia del cuoco anarchico vengono indagati due secoli di storia d’Italia. Una storia che appare sanguinosa e disperante; la storia di un Paese che sfugge alle proprie responsabilità e che bistratta e uccide chi è depositario di un pensiero non allineato; che non accetta il confronto con l’altro da sé; che pastura beato nelle proprie stesse nefandezze; un Paese senza memoria condannato ad un’inesorabile coazione a ripetere. Molto opportuno, in questo senso, il parallelo tra la storia ed il presente: con i Savoia ancora protagonisti di un trionfale ritorno in patria (salvo poi dover far i conti con la giustizia per affari di rara turpitudine), a seguito della concessione seguita all’esilio emanato nel ’46, nel mentre che la richiesta per la tumulazione del cranio di Passannante appassiva tra gli archivi del ministero di grazia e giustizia. A riprova di quanto il termine anarchico risuoni ancora oggi come un oscuro spauracchio per il perbenismo democratico.

Così com’è toccante il confronto con la madre di un immigrato rumeno morto sul lavoro e di cui è scomparso il corpo. Un altro uomo che, come Passannante, ha pagato lo scotto di vivere in un Paese che non lo rappresenta; un altro uomo che non ha potuto godere neanche della dignità di una tomba, alla cui madre non resta che piangerlo sulla lapide di un ragazzo a lei sconosciuto ma morto nelle stesse circostanze.

Un’inchiesta drammatica, dura, affrontata prò con lievità e commozione, che non può lasciare indifferenti; un’opera che per la sua stessa impostazione, bene si presterebbe ad essere proiettata nelle scuole.

Buono il DVD con doppio audio dolby (5.1 e 2.0), immagine nitida e chiara. Il difetto risiede nell’assoluta mancanza di extra, non fosse per un’inutile trailer. L’argomento richiede a gran voce un approfondimento ancora ulteriore.

 

 

Exit mobile version