[box title=”Un volto nella folla, Elia Kazan (DVD CG, 2012)” color=”#5C0820″]
Origine/Anno: Usa, 1957
Formato video: 16/9 1.78:1
Audio: Inglese Dolby Digital Dual Mono | Italiano Dolby Digital Dual Mono
Sottotitoli: Inglese
Extra: Trailer cinematografico
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Una volta, a proposito del “tipico animale televisivo”, Fellini lo descrisse come “la creatura umana messa sotto i fucili delle telecamere”. Evocava così il potere spiazzante del medium, della sua capacità di esporre il soggetto al plotone del pubblico, ma anche la logica beffarda di mostrazione-mercificazione che a quel pubblico faceva riferimento, condannata dal regista stesso in quel capolavoro che è Ginger e Fred (1985). Ma non sempre l’imbarazzo accompagna i riflettori.
Per Solitario Rhodes (Andy Griffith), per esempio, il disagio dura solo un istante. Poi il suo volto torna sornione e “buca” lo schermo con un ghigno complice, rivelandosi “il” volto per eccellenza.
Kazan ce ne mostra l’ascesa con una lucida analisi delle sue tappe, sottolineate tanto dal cambio di mezzo di comunicazione- la radio, la televisione- quanto dall’evolversi dei mezzi di trasporto- l’auto, il treno e infine l’aereo- che lo distanziano progressivamente dal contesto di origine per proiettarlo verso orizzonti di crescente ambizione. Completano il quadro della trasformazione il susseguirsi dei luoghi che lo ospitano- dal carcere alla pensione, fino al più lussuoso hotel di New York- e delle platee volte ad accoglierlo, dalla modesta comunità di provincia a uno spettacolo di procaci soubrette. Ma è nell’uomo qualunque che Solitario trova l’arbitro ideale e il metro inconfutabile del proprio appeal. Memorabile, a tal proposito, la scena di Beanie (Rod Brasfield) che stronca a suon di sbadigli il discorso elettorale del senatore Fuller (Marshall Neilan). (Solitario: “è un cretino, ragiona coi piedi ma io mi fido di quei piedi, e se lui non ride vuol dire che qualcosa non va”).
Kazan tratteggia con disincanto la sempre attualissima figura dell’arrivista-imbonitore, che conosce il valore del pensiero di massa e confida nell’ignoranza del pubblico per accumulare facili consensi. E, poiché sembra impossibile parlare di Kazan senza chiamare in causa il tradimento che l’ha segnato, al punto da riemergere in ogni sua opera, ecco che ritorna anche in questo caso, non tanto nel tradimento esplicito e “riparatore” di Marcia nei confronti di Solitario, quanto in quello di lui nei confronti delle proprie origini e dei principii in cui credeva all’inizio. L’orgoglio dell’indipendenza e l’entusiasmo del riscatto sociale che accomunavano il protagonista all’amico Joey DePalma (Anthony Franciosa) rivelano il loro fallimento nel momento in cui, ormai ricchi e potenti, si minacciano e ricattano l’un l’altro.
E’ facile leggere dietro alla perversione dei valori di Solitario il disagio di Kazan verso un’America che è venuta meno ai principi di democrazia e di libertà originari, costringendo gli individui a fare i conti con politiche subdole e oppressive.
I “dietro le quinte” degli studi radiofonici e televisivi, con tanto di monitor e cabine di regia, aprono gli spazi a un moltiplicarsi di livelli che alludono alla complessità di ciò che non si vede, all’artificiosa organizzazione che è alla base di un’apparente spontaneità. Kazan li mette a nudo con un bianco e nero raffinato, attraversato da suggestioni noir: da Patricia Neal in versione “perduta” che affoga nell’alcool e nelle sigarette il peso della propria responsabilità, all’estetica che distingue la caduta di Solitario e la fine del suo delirio di onnipotenza, tra ombre lunghe e contrastate. Clamoroso Andy Griffith al suo debutto nel cinema, istrionico e costantemente sopra le righe. Lo circondano, oltre alla Neal dolente e combattuta, un cupo Walter Matthau e una giovanissima Lee Remick. Tutti loro, come Anthony Franciosa, hanno peraltro diretta esperienza dei set televisivi, grazie a serie tv antologiche come Good Year Television Playhouse e Studio One– lo stesso Griffith diverrà noto al pubblico internazionale nei panni dell’avvocato Matlock.
L’edizione in DVD a cura di CG, per quanto avara sul piano degli extra (ridotti al trailer cinematografico), rende giustizia alla fotografia di Harry Stradling con un’ottima qualità delle immagini. Buona anche la resa del suono che permette di assaporare appieno gli applausi a scena aperta al discorso finale di Walter Matthau. Falsi e patetici per Solitario, giungono per Mel talmente meritati da ritrovare un ricordo di autenticità. E’ la duplicità dei media: possono mentire o svelare la realtà. Non un fucile, dunque, ma un’arma a doppio taglio.