E’ uscita il 29 giugno per SodaPictures l’edizione inglese (Regione 2) di Wendy & Lucy, il terzo lungometraggio di Kelly Reichardt prodotto a due anni di distanza da Old Joy e presentato in un buon numero di festival tra cui la sezione Un certain regard di Cannes e un passaggio al Torino film festival edizione numero 26. Come per Old Joy la Reichardt torna a girare in Oregon un road movie politico riducendo il rapporto tra spazio e corpi ad un livello ancora più intimo e rigoroso. Michelle Williams (non solo Dawson’s Creek ma anche i’m not there, Synecdoche, Mammoth e l’imminente Shutter Island di Scorsese) è Wendy, in viaggio verso l’Alaska alla ricerca di un lavoro più redditizio, accompagnata dal suo cane Lucy. La sua macchina si inceppa sulla costa nord-occidentale del Pacifico; tra homeless, ipermercati e ampi parcheggi, Wendy è costretta a commettere un piccolo furto per sostentare se stessa e Lucy; viene pizzicata ed è costretta a legare il cane davanti al complesso commerciale per seguire gli agenti di polizia. Dopo una notte passata in cella, Wendy torna sul posto e Lucy è scomparsa. Il film della Reichardt segue il difficile peregrinare di Wendy in un contesto urbano desolato, dove l’interazione con la normalità è appesantita dall’impossibilità di assimilare regole spietate regolate dal denaro; l’incontro con il meccanico che dovrebbe rimettere in sesto la sua macchina, interpretato da Will Patton, è uno dei segni più forti di questo contrasto, filmato con un rigore quasi Bressoniano, cosi da ricordare quel sistema causale e astratto che attraversa un film come L’argent. Il cinema della Reichardt è una di quelle rare esperienze della visione capaci di sfiorare un livello metafisico servendosi della libertà del dispositivo realista; a differenza del fallimento dei Dardenne nel recente e deludente “il matrimonio di lorna”, lotta con i corpi completamente persa nell’incapacità di gestirli con la forza del passato, nello spazio più ampio di nuovo formato panoramico, la Reichardt segue il movimento di Michelle Williams nella sua deambulazione dolorosa, con uno sguardo “americano”, gelido, ampio, funzionale, lasciandole la gestione dei sentimenti e della commozione; il “moaning” di Wendy, colonna sonora ricorrente durante la sua ricerca, diventa un suono indimenticabile, capace da solo di rappresentare lo spazio. Indipendente nelle scelte e nell’approccio produttivo Wendy & Lucy è quanto di meno “indie” e “sundance” si sia (fortunatamente) visto negli ultimi anni tra le produzioni Americane. Will Oldham è presente anche qui, con un piccolo cameo.
L’interessante catalogo SodaPictures si consulta attraverso il sito ufficiale della casa di Home entertainment inglese.