Un uomo benestante di nome Armando adesca giovani nelle strade piene di miseria di Caracas. Non ama il contatto fisico con loro, ma solo poterli ammirare da vicino, masturbandosi. Incontrerà Elder un giovane sbandato dedito al furto. Ne rimane attratto e affascinato. Elden attratto dal denaro prende a fargli regolarmente visita, tra i due si sviluppa inaspettatamente una sincera intesa.
Lorenzo Vigas spiega al pubblico Veneziano il suo ultimo lavoro..
“Si tratta del secondo episodio di una trilogia di un tema che mi ha sempre interessato come il rapporto tra giovani e adulti. Tanti pensano che abbia avuto un brutto rapporto con mio padre invece non è così. Ho semplicemente a cuore la tematica”.
Come avete lavorato alla stesura del testo e c’è stata collaborazione con Alfredo Castro?
“No lui non ha partecipato alla realizzazione della sceneggiatura però mi ha aiutato molto nella storia, abbiamo parlato molto ed è stato decisivo. Tra me è lui c’è di mezzo un buon rapporto di amicizia che va oltre il lavoro”.
Ci parli del personaggio del ragazzo?
“Si tratta di un personaggio complesso che soffre la carenza di legami familiari e incontra una persona che bene o male gli fa da padre. All’inizio lo fa per pura convenienza ma poi intravede in lui quella persona che la vita gli ha negato ovvero il padre”.
Come è riuscito a parlare in maniera così efficace del problema della marginalità?
“La base del film è focalizzare l’attenzione sui contrasti sociali che ci sono attualmente in Venezuela. La sicurezza dell’uomo benestante rapportata con quella del ragazzo costretto come tanti nel mio paese a uscire ogni giorno di casa alla ricerca disperata di qualcosa da fare. Tutto questo genera inevitabilmente violenza”.
Per il personaggio dell’adulto ha scelto un cileno, perchè lo ha inserito nel contesto venezuelano?
“In questo lavoro convergono molti paesi come Cile, Brasile e Venezuela. Il Sud America ha elementi comuni che lo caratterizzano come la profonda differenza tra le classi sociali. Tra chi ha tutto e chi non ha niente.
Nel film ci sono delle metafore sociali, il tema dell’abbandono e infine quello dell’omosessualità in paesi come il suo dove il machismo ha ancora un peso preponderante, ce ne parli..
“La questione degli orfani è legata alla situazione attuale del Venezuela. Tanti giovani non hanno futuro e l’unica possibilità è la strada. Il ragazzo incontra una persona che gli riempie la pancia e gli da quello che non ha mai avuto. Si vedono tutti i lati del mio paese in questo film. Non si tratta però di una pellicola che tratta meramente del tema dell’omosessualità, se una donna di 60 anni gli avesse dato le stesse cose il ragazzo avrebbe reagito nella stessa maniera. Si tratta di una carenza affettiva e basta. Per il resto è vero viviamo in società maschiliste con ampi settori che rifiutano il discorso dell’omosessualità”.
La violenza nelle strade riguarda quasi tutti i paesi dell’America latina…
“I popoli del Sud America sono legati ma non troppo. Almeno a livello cinematografico stiamo cercando di interagire perché è veramente difficile da noi vedere film di paesi anche vicini. Il nostro status di ex colonie ci ha fatto guardare a lungo alla madre patria Spagna e a disprezzarci tra vicini, questo concetto deve cambiare”.
Ci spieghi il lavoro nel concetto di separazione e lontananza?
“Il titolo vuole essere emblematico di questa incapacità nel creare legami emotivi forti. Abbiamo parlato di una persona che fondamentalmente non si lascia toccare”.
Desde allá (Da lontano) di Lorenzo Vigas – Venezuela, Messico, 93’
Interpreti: Alfredo Castro, Luis Silva