Sophie’s Revenge è il secondo lungometraggio per Yimeng Jin, conosciuta anche con il nome di Eva Jin la regista cinese ha concluso parte dei suoi studi in cinematografia negli Stati Uniti, realizzato un cortometraggio intitolato 17th man, vincitore di uno student emmy award e incluso nella selezione di Cannes 2004 e infine diretto il suo primo lungometraggio nel 2008. Alla forma del melodramma monumentale di Qy Yu (Sailfish), la Jin sostituisce la forma smagliante di una commedia sostenuta da una coproduzione internazionale, Corea Inclusa, un dettaglio non da poco se si considerano le strategie narrative del film, molto simili ai dispositivi ad orologeria delle commedie sudcoreane, “abbandonate” nello spazio. Interpretata e prodotta da Zhang Ziyi è di fatto un gioco di trasformazioni legato alla performance dell’attrice, ad una massiccia dose di intrusioni CGI e ad un vorticoso utilizzo del set sospeso in un abisso tra il virtuale e il reale. Non siamo certamente di fronte ad un esempio di cinema dell’ambiguità, a Eva Jin interessa costruire una realtà visiva perfetta, accentuandone le caratteristiche “grafiche” e i contorni del fumetto, seme narrativo di tutto il sistema, ma soprattutto ossessione per il passaggio ad effetto, attenzione alla distruzione del frame più che alla vita dell’inquadratura; ne è esempio chiarissimo il momento in cui la fervida immaginazione di Sophie lacera la visione di Jeff (Seo Ji-seob) strappando il “quadro”; è in fondo un gioco continuo tra i corpi degli attori e il dispotismo delle invenzioni digitali, una revisione divertente e anche un po’ asfittica del genio di Chuck Jones o della forza distruttrice delle commedie Edwardsiane anestetizzate dalle ultime propaggini della cultura televisiva Americana. Più che una Sophisticated comedy, Sophie’s revenge ci sembra una fantasia glaciale, un mondo assediato dalla perfezione dove una Zhang Ziyi meravigliosamente goffa cerca in qualche modo di sopravvivere. A dispetto di quello che si vede o che si crede, finirà tutto in malora, con un happy ending cinematografico che riassorbe l’anarchia di Sophie in un orizzonte senza difetti.