Il rapporto tra il cinema Classico, non solo coreano, e la filmografia di Hur-Jin Ho, ha lo stesso tipo di connessione infedele che attraversa le opere di un autore come Hou Hsiao-hsien; oltre un tracciato ben preciso di storia cinematografica nazionale, il cinema di Hur-Jin Ho in realtà rimane ancorato alla tradizione del melodramma per annichilirla; On Fine spring day è il secondo film del regista Coreano e affina alcune intuizioni sperimentate con Christmas in August, il suo debutto datato 1998. La maniera sul tema della memoria del primo film, nel secondo si trasforma in “materia”. Già Christmas in august frantuma lo spazio con i residui materiali del ricordo fotografico, ma la propensione a lavorare sullo slittimanento minimo è ancora minacciata da una forma probabilmente troppo levigata e non del tutto rigorosa. One fine spring day si muove su uno script leggerissimo come il film precedente e parte dei successivi del regista Coreano, ma per la prima volta riduce a zero qualsiasi verticalismo della scrittura puntanto alla ricerca della commozione su un livello piano, orizzontale, proprio dove questa denuncia vuoto e mancanza; è una sovversione delle regole del Melodramma che con un occhio meno ancorato ai vincoli nazionali ci permetterebbe di scorgere, anzichè classicità (un termine che banalmente, per la storia del cinema, sopravvive solo in alcune forme tristemente aristoteliche del linguaggio universitario) tutta la modernità già presente nel cinema di Naruse e ovviamente in quello di Rohmer. Non si tratta di una caccia alle influenze possibili, è uno stimolo sinestetico simile a quello tra Hou Hsiao-hsien e Ozu, al contrario dovremmo pensare (per esempio) ad un film come Cafè Lumiere come ad un semplice omaggio, quando ovviamente si tratta anche di altro. One fine spring day è cinema dell’asincronia, sconnessione tra immagine e suono dove alla fine l’assenza è proprio quella dei corpi, inghiottiti dagli oggetti e dagli sfondi. L’ossessione per l’immagine di apparenza “still life” che in Christmas in august è resa esplicita con la retorica del ritratto e del dispositivo fotografico, in One fine spring day viene assorbita dagli sfondi fotografici dove Sang-woo e Eun-Soo si trovano a riconoscere le loro storie, la casa del padre di Eun-Soo. Ed è davvero arduo distinguere il confine tra l’atemporalità di qualsiasi sfondo e i corpi dei due amanti; il cinema di Hur-Jin Ho con One fine spring day diventa immagine dell’assenza, ricerca del vuoto e dell’interstizio, dramma della fine prima che possa ancora segnalare un inizio.
All’interno del Korea Film Fest 2010, ottava edizione, One Fine spring day sarà programmato al cinema Odeon in piazza strozzi a Firenze, domani Lunedi 15 Marzo alle 17.50