giovedì, Novembre 21, 2024

Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio a Venezia 72 – la conferenza stampa

Federico viene indotto dalla madre a recarsi al convento-prigione di Bobbio dove vi è rinchiusa una suora di nome Benedetta accusata di stregoneria per aver portato Fabrizio, fratello gemello di Federico, alla perdizione inducendolo tra l’altro ad abbandonare il sacerdozio. Il fine è quello di riabilitare la memoria del fratello ma la seduzione di Benedetta avrà effetto anche su di lui. La donna sarà condannata a stare tutta la vita in prigione  murata viva. Federico anni dopo, divenuto Cardinale, andrà a trovare Benedetta ancora rinchiusa nella sua prigione. Nel tempo presente quel posto angusto pare essere stato abbandonato. Un ispettore del Ministero e un miliardario russo decidono di provare ad entrare bussando alla porta. Si scopre che quel posto è abitato abusivamente da un misterioso ‘Conte’.

Marco Bellocchio racconta alla stampa la genesi del film a cominciare dai luoghi scelti..

“Il luogo dove si svolge il film lo scoprii una volta durante gli incontri di “Fare cinema” che si svolgono ogni anno a Bobbio. Mi indicarono delle prigioni e mi venne in mente la possibilità di fare qualcosa che si ispirasse alla storia della Monaca di Monza abbinato al vampirismo ambientale e paesano. Insomma un’apologia dell’Italia di oggi. Bisogna riconoscere che questo dominio vampiresco è finito, non siamo eterni”.

Era proprio necessario in questo momento della sua carriera fare questo lavoro?

“I critici sono straordinari perché tirano fuori intuizioni che arricchiscono quello che hai fatto. Avevo necessità di andare nel presente, non mi sono servito di un’architettura drammaturgica precisa. La libertà caratterizza il film, illusioni e margini tra passato e presente. Il dominio assoluto della Chiesa del 600 si fa metaforico al dominio della DC che ha garantito il benessere ma ha portato una grande corruzione che era contro le aspettative di un reale cambiamento”.

Le immagini che ha più impresse?

“Quando la ragazza esce di prigione per me è l’emblema della libertà, in un mondo che sta cambiando. L’immagine dell’ingresso del convento nel 600 era impenetrabile mentre ora c’è una rete che si può sollevare”.

Ci parli del personaggio di Benedetta…

“Si tratta di una persona misteriosa che si ostina a non confessare. Vuol difendere a tutti i costi la propria libertà, il proprio desiderio di essere se stessa”.

Lei ha inserito delle musiche eterogenee nel film che vanno dai Metallica, passando per il cantus firmus fino ai canti della Seconda Guerra mondiale, ci spieghi il perché di queste scelte?

“Il mio lavoro a livello musicale è molto magmatico e può capitare che se in una determinata scena penso che ci stia bene una musica anche modernissima la metto.  Questo grazie ai miei collaboratori, infatti la mia cultura musicale è limitata a quella operistica”.

Il misterioso ‘Conte’ interpretato da Roberto Herlitzka spiegato dallo stesso attore..

“Non mi sono ispirato a nessuno dei celebri ‘vampiri’ cinematografici. Credo che ci sia un po’ di vampiro in ognuno di noi. Nel film il ‘Conte’ muore in nome della bellezza e ritrova il presente che sta distruggendo”.

Sangue del mio sangue by Marco Bellocchio – Italy, France, Switzerland, 107’
Interpreti: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Lydiya Liberman, Fausto Russo Alesi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Filippo Timi

 

Alessandro Allori
Alessandro Allori
Dal 2003, anno della sua Laurea in Scienze Politiche Alessandro Allori si è dedicato dedicato al campo della comunicazione, del marketing e del giornalismo. Ha collaborato con numerosi settimanali e si occupa di maketing e contenuti redazionali per alcune agenzie di comunicazione.

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