Dom, pescatore di 36 anni, partito da una cittadina della Francia occidentale a bordo del peschereccio Petit Gael II. Marinaio di lungo corso, nonostante l’età, è abituato a stare molto tempo in mare. E’ un uomo amato dai figli che nonostante le sue prolungate assenze hanno deciso di vivere con il padre dopo la fine del rapporto con la madre. La notizia che la figlia Mailys è rimasta incinta lo sconvolge e lo vede costretto a prendere una decisione cruciale sul suo futuro.
Samuel Collardey spiega come è avvenuto l’incontro e la scelta del protagonista del film, Dominique Leborne che in pratica interpreta se stesso…
“Con la sceneggiatrice Catherine Paillè da tempo volevamo fare un film sulla pesca. Lei viene da Les Sables d’Olonne nella Francia occidentale, proprio dove è ambientato il film. Lei mi ha presentato tanti pescatori ma il giorno che ho conosciuto Dominique mi è piaciuto subito, anche perché ci ha raccontato un’esperienza che ha avuto con i figli da cui in pratica è stata tratta la sceneggiatura”.
E’ stato difficile lavorare con attori non professionisti come Dominique e la famiglia?
“Da sempre partiamo da personaggi esistenti e li trasformiamo in attori di cinema. Catherine conosceva molto bene il protagonista, è stato relativamente facile realizzare la sceneggiatura e tratteggiarne il carattere. I dialoghi sono stati presi da frasi e comportamenti che lui ha dal vivo. L’aspetto particolare del progetto è che noi raccontiamo storie vissute veramente”.
In che misura le persone reali sono coinvolte nella scrittura della sceneggiatura; e durante le riprese sono emersi ricordi ed emozioni dimenticate?
“C’è voluto un anno per fare la sceneggiatura. Ho vissuto in casa di Dominique e seguito la sua vita a cominciare dal suo lavoro sopra il peschereccio e ogni volta che emergeva materiale interessante lo portavo a Chaterine che lo inseriva nella sceneggiatura. Ogni tanto giravo immagini di tipo documentaristico e le inserivo nel film, lo stesso per aspetti reali che in questo modo arricchivamo di volta in volta il lavoro”.
Non trova difficile fare film con attori non professionisti?
“Si certo, a un certo punto si forma uno spartiacque tra la persona e le esigenze di recitazione. Il problema si risolve con molto lavoro, ma non esistono ricette preposte. Alcune scene venivano fuori facilmente mentre altre le abbiamo dovute ripetere 20 volte. Bisogna che l’attore capisca la situazione e la misuri con la realtà. Quando si sentiva immerso nel personaggio alla fine era lui stesso a rivivere le situazioni. Ma a dir la verità mano a mano che andavamo avanti Dominique se la cavava sempre meglio e il 90% dei dialoghi erano nella sceneggiatura. Attualmente possiamo dire che si tratti di un attore professionista”.
La pellicola mostra lati della vita privata di Dominique. Come lo avete convinto a realizzarla?
“Non ho cominciato leggendogli la sceneggiatura ma gli ho raccontato del film e lui mi ha dato fiducia ed io altrettanto. E’ un rapporto nato nella fiducia reciproca”.
Come è andata invece con i figli del protagonista?
“Un aspetto molto importante. Quando abbiamo cominciato le riprese, il rapporto tra Dominique e la figlia non era dei migliori. Vi era una crisi di fiducia e i due si stavano allontanando. Lei alla fine ha accettato per due motivi: se rinunciava ero costretto a chiamare un’attrice a recitare la sua vita, questo era il primo motivo, il secondo era legato al fatto che far parlare delle proprie vite a delle persone davanti a una macchina da presa consente di dire cose che si fa fatica a dire in faccia. In pratica grazie a questi dialoghi sono riuscito a farli riavvicinare”.
Tempête di Samuel Collardey – Francia, 89’
Interpreti: Dominique Leborne, Mailys Leborne, Mattéo Leborne