Zan (uccidere) di Shinya Tsukamoto raccontato in Conferenza Stampa a Venezia 75
Sinossi di Zan (uccidere):
Nel corso della metà del XIX secolo, dopo circa 250 anni di pace, in Giappone i guerrieri samurai si sono impoveriti. Di conseguenza, molti lasciano i loro padroni per diventare dei ronin erranti. Mokunoshin Tsuzuki è uno di questi samurai. Per conservare la sua abilità nel maneggiare la spada, Mokunoshin si allena quotidianamente con Ichisuke, il figlio di un contadino. La sorella di Ichisuke, Yu, li guarda esercitarsi con una leggera disapprovazione, sebbene tra lei e Mokunoshin si avverta un’attrazione non dichiarata. Se da un lato la vita agricola è tranquilla dall’altro il Giappone vive un enorme subbuglio.
Volevo chiedere agli attori come si sono preparati ai rispettivi personaggi?
Risponde Sousuke Ikematsu:
Appena ho letto la sceneggiatura mi sono reso conto che si trattava di un film storico dei tempi feudali per me poco noti, una storia di guerra ma non solo. Nel film interpreto un Samurai senza padrone che ha maturato una sua personale visione della violenza. Mi sono preparato molto a tutte le varie sfaccettature di questo film e del mio personaggio.
Yu Aoi:
in questo film non sono presenti molte donne. Ho cercato di fare del mio meglio per rappresentare il “femminile” ed il punto di vista di una donna in un epoca molto difficile della storia del Giappone.
Per il Regista Tsukamoto:
Il fascino di questo film sta nello scetticismo nei confronti della violenza che il protagonista incarna?
Risponde Tsukamoto:
in Nobi ho mostrato la crudeltà assurda della guerra, in questo film volevo esprimere il rigetto verso la violenza. Volevo mostrare la possibilità di un rifiuto della violenza anche da parte di un Ronin, non ero interessato ai gesti eroici. Volevo mettere in risalto lo scetticismo ed i dubbi del protagonista.
Al regista Tsukamoto:
ci sono vari punti con un tono molto ironico in questo film, come ha avuto questa idea di inserire delle battute quasi comiche?
In questo film non mi pare di avere messo troppe battute comiche in realtà. Ma è indubbio che nella prima metà del film ho inserito molte scene di combattimento ed azione, mentre in seguito il film cambia e le scene di combattimento quasi spariscono, questo contrasto per me è una sorta di “battuta“, una chiave di lettura ironica nella storia.
Per Tsukamoto:
in questi giorni ha incrociato Cronenberg? Anche questo film è inquadrato nella trasformazione di un guerriero in qualcosa di nuovo, un film sul cambiamento personale?
Mi piace molto il lavoro di Cronenberg e mi ispiro da sempre al suo cinema, ma non l’ho incontrato.
Circa la sua seconda domanda, concordo, in questo film ero interessato alla tematica del cambiamento. Volevo dare una immagine del Ronin diversa dal solito. Nei film storici su quell’epoca del Giappone si mostra spesso solo comabttimenti ed eroismo, mentre volevo mostrare il dubbio di un Samurai di fronte ad una violenza che gli sembra senza senso.
Per il regista:
ha dichiarato che questo era un film di cui sentiva una grande urgenza, può spiegarci questa sua affermazione?
Fortuntamente in Giappone stiamo conoscendo un lungo periodo di pace. Le persone che hanno vissuto l’ultima guerra stanno scomparendo e con loro il racconto diretto degli orrori dei conflitti. Sentivo l’urgenza, dopo aver fatto un film sull’orrore della guerra (Nobi) di girare un film simile ma con un approccio diverso. Personalmente le mie paure sulla guerra non sono svanite in questi ultimi anni, anzi per certi versi sono aumentate. Avevo questa idea di film in mente già da 20 anni e sono contento di aver finalmente fatto questo film. L’urgenza che sentivo riguardava la fusione tra un mio grido interiore contro la guerra ed un’idea che avevo in testa da tanti anni ma che ancora non avevo realizzato.
Agli attori:
è la prima volta che lavorate con Tsukamoto, che idea avevate di lui e che impressione avete dopo averci lavorato sul set?
Sousuke Ikematsu:
quando ero un teenager e volevo diventare un attore mi sono avvicinato alle opere del regista Tsukamoto. Ricordo ancora il senso dell’estremo che voleva proporre nel suo cinema. Ero un suo fan ed ho sempre sperato di lavorare con Tsukamoto. Mi viene difficile esprimermi, posso solo dire che è una persona di un grandissimo talento, con idee geniali, le parole e i movimenti che propone sul set sono straordinari.
Yu Aoi:
ancora prima di pensare di diventare una attrice, ero iscritta ad una agenzia per le arti sceniche e l’intrattenimento ma andavo poco al cinema non avendo grandi possibilità economiche. Cercavo di noleggiare video e guardare più film possibile. Ho visto tanti film di Tsukamoto anche prima di pensare di fare l’attrice. Percepivo grande amore nei confronti del cinema. Poter lavorare con Tsukamoto è stata una esperienza incredibile mai averei pensato di avere questa fortuna.
Per il regista Tsukamoto:
questo film è straordinario e poetico. Quanta consapevolezza c’era mentre giravate sul fatto che stavate facendo un capolavoro di film legato anche all’idea di natura. Un film di samurai dove la natura emerge con tanta forza?
Non avevo la consapevolezza di girare un film naturalistico. Ma sono sempre molto interessato alla reazione degli spettatori, il cinema è fatto per loro.