venerdì, Novembre 22, 2024

Arrugas di Ignacio Ferreras a Lucca Movie, la recensione

Il primo film di Ignacio Ferreras arriva dopo un corto come How to cope with death, in fondo già vicino al tema della morte; dopo il film collettivo realizzato nel 2008 con una serie di animatori giapponesi e dedicato alle olimpiadi di Tokyo del 2008, ma sopratutto dopo un apprendistato importante come animatore ne L’illusionista, il bel film di Sylvain Chomet realizzato nel 2010 . Arrugas, realizzato nel 2011 come adattamento da un fumetto di Paco Roca,  dopo l’anteprima al Festival di San Sebastian, e una serie di ottimi riconoscimenti internazionali, arriva con il solito ritardo nelle sale Italiane e lo si può vedere in alcune città in questi mesi.  Il tema della vecchiaia, nel film del regista Spagnolo, viene affrontato con un utilizzo efficace dell’animazione 2d, qui mezzo lieve e pittorico al servizio di una visione ben precisa.

La storia ruota attorno ad un luogo preciso, una casa di riposo per anziani dove il protagonista Emilio, ormai molto vecchio e con un principio di alzheimer, viene scaricato dal figlio , che lo considera come un vero e proprio “peso“per la famigilia. Nell’ospizio, il protagonista farà la conoscenza di molti altri anziani e sopratutto di Miguel, con il quale instaurerà un rapporto di amicizia che lo porterà ad affrontare la propria condizione di vita da una prospettiva più serena.

Ferreras, affronta il tema con una naturalezza espressiva che gli consente di non scivolare in una facile retorica moralista. I due protagonisti sono molto diversi fra loro, Emilio, più debole ed ignaro del suo destino, complice anche la malattia;  l’altro, Miguel, più forte e consapevole. Entrambi però, cercano di andare avanti non rassegnandosi all’idea di essere ormai anziani, e cercando un modo di sopravvivere all’interno di quel luogo apparentemente privo di vitalità.

Il percorso che seguono i due durante il film è legato da una malattia che costringe ad affrontare il processo di cancellazione del ricordo, aspetto che spaventa molto Emilio , dapprima osservato e poi aiutato da Miguel, che cercherà in tutti i modi di non farlo ricoverare al “piano di sopra”, la sezione dell’ospizio dove vengono tenuti i malati considerati gravi. Miguel, attraverso la malattia di Emilio, capirà quanto è importante l’amore per una persona, e quanto sia importante alleviare i dolori del prossimo, invece di sfruttarli o peggio ancora amplificarli.

L’animazione del film è molto gradevole e fluida, con uno specifico uso coloristico; quando il film affronta la realtà, il disegno accentua i grigi, mentre nella dimensione del ricordo , la gamma cromatica è legata a colori caldi, come a dire che i ricordi sono un elemento importante nell’ultima fase della nostra vita, che rimangono “vivi” in una dimensione altra, nonostante l’avanzare di una malattia degenerativa essi sono elementi di passaggio che ci aiutano ad alleviare il dolore e la sofferenza e che ci consentono di affrontare l’idea di un altro viaggio, dove sarà necessario staccarsi dalle cose.  E proprio il viaggio, nel film, è simboleggiato dal “treno per istanbul” dove una signora malata crede di essere a bordo: il percorso è quello di una vita che le consentirà di affrontare il passaggio verso l’invisibile, fuori dalla realtà empirica.

E cosa sono allora in fondo “le rughe” che interessano a Ferreras, sono forse le grinze del tempo, il simbolo e anche, teneramente, la dedica finale all’anziano che è in tutti noi, come indicazione per una vita serena.

Federico Salvetti
Federico Salvetti
Federico Salvetti studia Cinema al DAMS di Firenze. Appassionato di videomaking, gira cortometraggi con un collettivo di Lucca

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