Dopo esser scomparso per alcuni giorni, un uomo chiamato Sjinji (interpretato nel film da Ryuhei Matsuda) riappare misteriosamente, ma comportandosi in un modo totalmente estraneo rispetto al solito. La sua relazione con la moglie Narumi (Masami Nagasawa) era prima accesa ed aspra, mentre adesso Shinji è più calmo e gentile, aspetto che irrita ancora di più Narumi.
Shinji adesso ha una nuova e bizzarra abitudine, quella di coinvolgere una serie di estranei incontrati nelle vicinanze in conversazioni profonde e concettuali senza nessun scopo apparente.
Da qualche altra parte in città, una famiglia viene brutalmente massacrata e il giornalista Sakurai (Hiroki Hasegawa) comincia a investigare le strane circostanze del plurimo omicidio.
Mentra un’atmosfera perturbante comincia a diffondersi in una città usualmente ordinaria, Sakurai e Narumi cercano di capire cosa si nasconde dietro questo crescente caos. Una scoperta sorprendente porta immediatamente ad un’altra, fino a quando non si accorgeranno che è la stessa essenza psicologica e spirituale dell’umanità ad essere in gioco.
Il nuovo film di Kiyoshi Kurosawa, a un anno di distanza dall’esperienza franco-belga di Le secret de la chambre noire, è l’adattamento da una piece teatrale di Tomohiro Maekawa molto nota in Giappone, rispetto alla quale il regista giapponese ha mantenuto una certa fedeltà. Ambientato in un luogo vicino ad una base militare statunitense, è la prima volta che Kurosawa si cimenta con un opera scritta per il teatro. La piece in prima istanza si presenta come una parodia dei film di fantascienza americani degli anni cinquanta legati alle invasioni aliene, mentre il film si riferisce al Giappone contemporaneo.
“Il genere fantascientifico degli anni cinquanta – ha detto Kurosawa – era un prodotto della cosiddetta guerra fredda, un periodo in cui la vita delle persone era in qualche modo minacciata da un’ansia e da un senso di precarietà costanti, sensazioni legate alla possibilità di un’imminente guerra globale. Mentre i media giocavano su queste paure, anche l’intrattenimento esacerbava il contesto scegliendo un registro grottesco. Non posso giudicare quanto sia alto adesso questo livello d’ansia, ma ho spesso provato, proprio nella mia vita personale, un senso costante di disagio, una sensazione che cresce insieme alla percezione di un mondo giunto ad un particolare momento di passaggio. Questa sensazione attraversa tutto il mio nuovo film”
Per la musica del film Kurosawa ha lavorato con il compositore Yusuke Hayashi cercando di orientarlo verso i suoni e i modi del Morricone anni settanta