venerdì, Novembre 22, 2024

Gone with the bullets (Yi bu zhi yao) di Jiang Wen – Berlino 65 – Concorso

Siamo agli albori della repubblica popolare e Shangai è il luogo adatto per gli avventurieri come Ma Zouri, insieme al suo tirapiedi Xiang Feitian, poliziotto corrotto, aiutano Wu Qi, playboy da strapazzo e figlio di un signore della guerra, a riciclare il denaro del padre. Produrranno quindi uno show colossale con un esercito di bellezze locali. Tra luci, glitter e divertimento ci sono anche la sorella di Wu Qi, aspirante regista che vuole a tutti i costi debuttare nel cinema e Wanyan Ying, autoproclamatasi principessa della mongolia, intenzionata a sposare Ma Zouri e morta per mano dello stesso dopo una nottata a base di oppio.

Affari, politica, complotti e industria dello spettacolo sono lo sfondo per il quinto film di Jiang Wen e il secondo di una trilogia ambientata nella cina degli anni 20 con ambizioni storico sociali, in realtà la struttura delirante del precedente “Let the bullet fly” viene esacerbata mandando in ebollizione una quantità impressionante di formati e stili, dal cinegiornale alla screwball comedy, passando per il burlesque, il musical e la parodia dei classici del cinema, da Busby Berkeley a Francis Ford Coppola.

Il meccanismo non è quello della citazione, quanto il mash-up di vocazione musicale, stressato, dilatato o supercompresso oppure mandato in cortocircuito con una messa in abisso vorticosa che vorrebbe raccontare in qualche modo le origini dell’industria cinematografica cinese, ma che fondamentalmente perde per strada tutte queste ambizioni, incluse quelle storico-antropologiche, per diventare una piccola storia dello spettacolo; ipertrofica certamente ma anche molto ruffiana e penalizzata dalla co-produzione Columbia, che ha probabilmente spinto Jiang Wen a realizzare un pasticcio esportabile e a mettersi totalmente al centro, con una serie di riferimenti che senza alcun dubbio alludono al suo rapporto controverso con l’industria cinematografica, un tentativo megalomane di rifondarsi costantemente attraverso una mitopoiesi accentratrice e noiosissima.

Da una parte Gone With the bullets, ha un potere centripeto capace di risucchiarti nel gioco di continui sconfinamenti tra un genere e l’altro, ma è anche vero che l’influenza dell’ultimo Luhrmann si sente tutta, non solo nell’uso del digitale e delle camere 3D ma soprattutto nel tentativo di realizzare, senza riuscirci, la stessa cosa che il regista australiano aveva fatto con il suo magnifico “Gatsby”, ovvero una storia della visione.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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