È una favola distopica facile facile quella che ci propina Bong a un lustro e passa dal trionfo planetario di Parasite. Brutta non è, e dal punto di vista tecnico il film non fa ovviamente una piega.
Il frullato di Bong è garantito con un’ambientazione da Snowpiercer, creaturine irresistibili in stile Okja, una solida sceneggiatura non originale speziata di feroce lotta di classe e un tono generale da commedia grottesca.
Aspettarsi tuttavia le ellissi sublimi e i depistaggi di Memories of Murder (2003), o anche solo i colpi di scena stratificati di Parasite, sarebbe un errore. Il limite del film è che il trailer dice già tutto, infilando in una gioiosa cippatrice clonazione e sfruttamento, Old di Shyamalan e qualche film algoritmico di Harold Ramis, in particolare Multiplicity (Mi sdoppio in quattro, 1996).
Corsi, ricorsi, inciampi e umani moltiplicati, il tutto su un altro pianeta colonizzato da un politico americano che di fatto è Trump (Ruffalo) deciso più che mai a trovare nuovo spazio vitale dopo aver perso “due elezioni”.
Il sospetto glaciale che la sceneggiatura del film abbia scommesso su un certo esito delle elezioni statunitensi del 2024 è piuttosto forte, peraltro collegato alla lunghissima gestazione del film, e alla luce degli esiti c’è da chiedersi se questa visione futuribile sia divertente o solo nerissima nonché superata, almeno in parte, dalla realtà.
Targato com’è Warner Bros., Mickey 17 è un prodotto per il mercato mainstream e in questo senso la rotondità della trama e l’esaustività del trailer assumono un senso ben preciso. Questo è un Bong ridanciano sì ma col misurino, nella fase più pupazzesca, da Ritorno dello Jedi, del suo cinema sociale & spettacolare, spassoso & politicamente graffiante.
Qui le unghie sono tagliate per benino, per cui non resta che godersi l’atmosfera fantascientifica claustrofobica e un po’ steampunk, oltre – va da sé – a tutte le performance attoriali, Collette e Ruffalo in testa. Purtroppo, la sottotrama col dispositivo che traduce il linguaggio alieno si scioglie come neve al sole al sol pensiero dell’Arrival (2016) di Villeneuve. Per i cinefili hardcore resta comunque qualche delizia sparsa, come un’inquadratura debitrice del Padrino parte seconda e un’orecchia recisa e sanguinante, ora più che mai un omaggio.
Il fantozziano Mickey di Pattinson lavora come “expendable” – che Stallone abbia preso nota?