Home festivalcinema Brother Dejan (Brat dejan) di Bakur Bakuradze – Locarno 68, concorso

Brother Dejan (Brat dejan) di Bakur Bakuradze – Locarno 68, concorso

Brat Dejan del georgiano Bakur Bakuradze entra dentro la storia dei balcani con quello sguardo che già nel cinema di Bartas ma anche di Teresa Villaverde, lascia i fatti ai margini per indagare le sedimentazioni del tempo attraverso gli ambienti, i volti e i gesti. Per un terzo del film siamo insieme a questo vecchio abbandonato in una zona dismessa e montuosa della Serbia e alla sua discesa brutale verso la nullificazione, senza conoscere il passato o l’imminente futuro.
Scopriremo che il suo isolamento è una fuga dalla storia e dal tribuonale dell’Aja che lo sta ricercando per i crimini di guerra degli anni novanta, mentre un gruppo di sostenitori lo difende e lo protegge come se fosse un eroe da custodire, in un incessante peregrinare che segue gli spostamenti di Dejan Savic da un rifugio all’altro.
Bakur Bakuradze si serve di alcune immagini di repertorio, utilizzate come collante storico, ma sono solo frammenti che arrivano dal niente e la cui collocazione diventa difficile, tanto è ritagliata in modo ravvicinato, sui rastrellamenti, le esecuzioni sommarie e senza alcuna valutazione di tipo morale.
In questa elegia dolente e declinata al negativo, si respira un senso di morte e di minaccia imminente, reso ancora più insopportabile per la sovrapposizione tra esilio e colpa, responsabilità e fedeltà

Bakur Bakuradze segue da vicino questa comunità di uomini che si stringe intorno a Dejan Savic, mentre curano ogni aspetto della sua protezione con la dedizione che si destina agli eroi della patria, come se tutto il sangue lasciato alle spalle, fosse la conseguenza di un’azione necessaria.
Ecco che i massacri, dalla prospettiva dei fuggitivi, diventano i segni di una resistenza sottoposta ad un perverso avvitamento. I persecutori diventano perseguitati e la ragion di stato appare come un mostro che sovrasta entrambe le letture della verità.
Film volutamente ambiguo, o forse semplicemente votato ad una vicinanza con i propri soggetti da non cedere neanche per un momento alla tentazione di valutare moralmente il corso del tempo, preferendo i dettagli, i volti rugosi, i segni di una realtà indicibile.

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