Claire carica Elsa in macchina e segue il vento della rivolta; lontane dal liceo le due ragazzine pensano di dirigersi verso sud lasciandosi alle spalle doveri e responsabilitá; Nora Burlet ce le mostra coloratissime, mentre Claire incita l’amica a cantare hit pop di scanzonata libertá ed Elsa si lacca le unghie dei piedi; ma dopo aver evocato per qualche minuto le spiaggie di Malibù con un adone immaginario che esce dall’acqua, la macchina finisce in panne e il piccolo road movie imbastito dalla regista belga si arresta prima ancora di cominciare.
Nello spazio di diciotto minuti scarsi Nora Burlet prova a cambiare più volte registro, costruendo un piccolo “cautionary tale” e trascinando la furia ribelle di Claire nell’oscuritá; mentre l’amica decide di tornarsene a casa chiamando presumibilmente i genitori, Claire non ci stá e fugge a piedi alla deriva e senza meta, trovandosi improvvisamente circondata dal buio in quella che forse è la sequenza più bella e convincente di Aller Contre, dove tutti i riferimenti visivi scompaiono e il volto di Claire viene inghiottito nella notte, trasformando l’illusione di libertá in un incubo angosciante; l’ignoto è troppo per la liceale, converrá far ritorno sui più sicuri banchi di scuola.