Nonostante i pesanti sacrifici finanziari da parte dei propri dipendenti e il record di profitti dell’anno corrente, la gestione delle industrie Perrin decide di chiudere una fabbrica. I 1100 dipendenti, guidati dal loro il portavoce Laurent Amédéo, decidono di lottare contro questa decisione brutale, pronti a tutto pur di salvare i loro posti di lavoro.
“En Guerre” è il nuovo film di Stéphane Brizé in competizione per la Palma D’Oro al Festival di Cannes 2018 e ancora una volta interpretato da Vincent Lindon, che ha recitato spessissimo nella filmografia del cineasta francese.
A spingere Brizé a realizzare un film come questo, la necessità di indagare le cause che portano un gruppo di lavoratori ad un gesto estremo, le ragioni della lotta più della lotta stessa.
Insieme allo sceneggiatore Olivier Gorce ha indagato la relazioni tra un meccanismo economico che ignora il fattore umano e la crescente rabbia dei lavoratori guidati da un rappresentante sindacale che soffre, lascia la retorica a casa, cercando di dar voce alla propria indignazione e a quella dei suoi colleghi.
Una situazione nient’affatto eccezionale e che accomuna il destino di industrie come Goodyear, Continental, Allia, Ecopla, Whirlpool, Seb, Seita.
“Ho realizzato un film Politico nel senso etimologico del termine – ha dichiarato Brizè – non mi ritengo vicino ad una particolare parte politica. Analizzo semplicemente un sistema che è coerente sotto il profilo del mercato, ma totalmente incoerente dal punto di vista umano. Questi due punti di vista collidono nel film. E mi sono chiesto come sia possibile che queste due visioni coesistano, io non ne sono convinto e mi sono chiesto cosa possa esserci dietro le aziende che chiudono, non quelle conclamatamente in crisi, ma quelle che realizzano profitti”
La relazione tra Brizé e Lindon cresce film dopo film: “è una cosa staordinaria – ha detto il regista francese – perché non è tanto la fiducia che c’è tra di noi ad essere fondamentale, quanto la totale assenza di qualsiasi forma di servilismo”
Il film è stato girato in soli 23 giorni, un tempo brevissimo ma necessario per Brizè al fine di far risuonare l’energia sul set con quella della lotta che impegna i lavoratori, tutti attori non professionisti ad eccezione di Lindon. Nessuna tregua, nessuna pausa poteva esser messa in gioco.