Curato da Massimo Maltoni in collaborazione con il consolato svizzero a Venezia, Swiss Rocks è uno dei programmi speciali e collaterali al concorso internazionale del Ca’ Foscari Short Film Festival presentato oggi pomeriggio durante la terza giornata; una selezione di dieci videoclip realizzati in seno alla produzione musicale indipendente svizzera dell’ultimo anno e parte della scelta programmata all’interno della sezione specifica durante le Giornate di Soletta.
Su indie-eye, nella sezione aggiornata quotidianamente e dedicata ai Videoclip dal punto di vista di chi li realizza, abbiamo affrontato più volte la recente scena svizzera, tra le più fresche e apolidi in circolazione.
La scelta di Maltoni si è concentrata su produzioni recentissime, tre delle quali entrate in finale nell’annuale Best Swiss Videoclip, regalandoci una piccola microstoria delle tendenze attuali, la cui qualità espansa, in termini di formati, linguaggio, destinazione e potenzialità virali, ci è sembrata formidabile e capace di aprire una finestra inedita e dalle caratteristiche prettamente svizzere.
Tra le clip viste durante Swiss Rocks, quella di Barbara Lehnoff, fuori dal ruolo di Camilla Sparksss e dietro la macchina da presa per gli amici Peter Kernel nel video di “Your Party sucks“, piccolo esempio di sfruttamento dello scenario naturale locale per inventarsi un’immagine diversa dagli stereotipi, caratteristica che fa da sfondo anche per altre clip dall’impostazione molto più contaminata e pop come per esempio Du Bisch Wilkomme girato da Haris Dubica per Effe, bizzarra fantasia trash tra immaginario yodel, comunità montana e cultura rap, realizzata quasi interamente in green screen e molto vicina a certo videomaking anni novanta che attraversa molta della produzione pop coeva tra recuperi e reinvenzioni. Dubica, tra l’altro, è un promettente videomaker di Lucerna, nato in svizzera da genitori bosniaci.
Prettamente svizzero sempre in termini di location anche La danse, il video di Heidi Happy, girato dalla stessa popstar insieme ad un gruppo di dancing boys in tenuta da sci; gioco pop molto più tradizionale e legato al montaggio ritmico di alcune figurazioni coreografiche minimali.
Più sperimentali i video The Time Tunnel e Rägeboge, il primo realizzato dal talentuoso Dirk Koy, formatosi all’istituto di comunicazione visiva di Basel e attualmente insegnante di comunicazione visiva oltre che autore di una manciata di videoclip e corti sperimentali interessantissimi, quasi tutti legati all’evoluzione degli stimoli video-pittorici, un lungo percorso, di cui spesso parliamo, da Ginna e Corra passando per Oskar Fischinger fino al collettivo NYSU, per citare uno degli esempi più recenti. Koy in particolare riproduce alcuni concetti legati all’astrazione pittorica e al cinema delle avanguardie storiche utilizzando una tecnica fortemente aptica e sensoriale; per Time Tunnel, realizzato per la techno minimale di Boris Blank, ha sistemato una go-pro sulla ruota di una macchina spinta fino a centoquaranta km orari e rielaborando le immagini solamente in termini di tagli, montaggio e qualche dissolvenza, sembra incredibile ma Koy non ha utilizzato nessun tipo di manipolazione CGI in post produzione a dispetto dei risultati della seconda parte, molto più astratti e incredibilmente vicini alle recenti motion graphics; la dimensione è quella della video pittura astratta in forma, ritmo e colore ricombinate in termini di montaggio in un’accezione visivamente frattale.
Di impostazione più pop Rägeboge, realizzato dagli stessi Larry F – Michael Schertenleib e Lars Badertscher – secondo una prospettiva video-pittorica legata alle esplosioni di colore, agli studio-limbo utilizzati come una tela, simile per certi versi ai video di Melina Matsoukas e a quelli di Kinga Burza
A proposito di relazione tra sfondo e animazione, quella tradizionale realizzata da Damien Molineaux e Sandrane Ducimetière, fondatori del progetto KinoGeneva, ci è sembrata straordinaria, nel visualizzare il suono in termini metamorfici, con la mutazione del tratto che cancella e riproduce il disegno stesso in una serie di invenzioni visive mostruose e affascinanti; il video si intitola I want your soul ed è stato realizzato per Polar.
Last but not least, Into the wild, realizzato da Jonathon Lim, talentuoso videasta di origini cinesi, stanziato tra Vancouver e Melbourne e che ha lavorato recentemente con questa clip per gli svizzeri Bonaparte, regalando loro il suo stile asciutto, documentaristico e fortemente cinematografico; di stile molto simile Sidestep, video girato da Simon Wannaz per i Ververine, motion grapher di talento, autore di numerosi spot e videoclip, nato in Svizzera e attualmente residente a New York. Il video di Sidestep lavora moltissimo sul contrasto tra realismo documentale e costruzione di un’immagine ritmica e violentissima, non tanto in termini grafici, quanto nello sviluppo di una dinamica visiva legata al taglio shock e al rapporto tra suono e immagine.
Ci auguriamo, dopo questa stimolante sezione speciale inserita nel contesto del Ca’ Foscari Short Film Festival, che l’attenzione al mondo dei videoclip continui anche nelle prossime edizioni con la stessa passione e creatività.