Magda Jaroszewicz, classe 1986, è nata e cresciuta a Varsavia, in Polonia. Laureata in teatro e arti performative a Cracovia, ha frequentato regia alla scuola di cinema nazionale di Łódź. Ha lavorato anche come produttrice, operatrice e fixer per agenzie e canali televisivi.
Wild Berries è il suo esordio dietro la macchina da presa ed è stato presentato in concorso al Lucca Film Festival nella sezione cortometraggi curata da Rachele Pollastrini.
Racconto ellittico sulla perdita, non importa se questa è una separazione o qualcosa di ancora più doloroso, come da tradizione polacca sfrutta gli elementi del reale per sfiorare l’indicibile, lasciando in sospeso molte cose e avvitando il racconto nel flusso di un nastro di Möbius.
Con la stessa sintesi visiva della prima Jane Campion, quella di Peel (An Exercise in disclipline), Wild Berries mette al centro un bimbo e i suoi genitori mentre viaggiano in autostrada. La macchina si ferma, la madre e il figlio si allontanano. Un colpo di sonno e la realtà assume improvvisamente le caratteristiche di un incubo.
Quello della Jaroszewicz è uno strano film in stato di veglia, dove gli anelli mancanti sono gli stessi che ci colgono sorpresi durante una proiezione interrotta dal sonno.
Ed è in fondo una distrazione che cambia improvvisamente le coordinate del racconto. Da quel momento in poi una parte della vita esperita dal protagonista può caratterizzarsi come ricordo, ritorno, improvviso strappo, immaginazione oppure elaborazione di un lutto troppo doloroso da accettare.
La Jaroszewicz è un’autrice da tenere assolutamente d’occhio e conferma la vitalità del nuovo cinema polacco.