Il regista portoghese João Canijo ha presentato alla 73. Berlinale non solo uno, ma ben due film: Mal viver e Viver mal, il primo in concorso e il secondo nella sezione Encounters. I due film propongono un esperimento in cui la stessa storia ambientata in un hotel in declino viene raccontata da due punti di vista differenti: in Mal viver quello dei gestori e in Viver Mal la prospettiva degli ospiti. In questa recensione ci concentriamo sul primo.
Il film racconta la storia di una famiglia che gestisce un hotel sulla costa settentrionale portoghese. Il gruppo è composto da donne di diverse generazioni, le cui relazioni sono segnate da risentimenti e amarezza. Nonostante l’hotel sia in declino, le donne cercano di mantenerlo in vita con le loro ultime forze. La morte del padre di Salomé (Madalena Almeida) ha aggravato la situazione, creando ulteriori conflitti tra i membri della famiglia. Se Salomé cerca in alcuni momenti di instaurare un contatto con la madre Piedade (Anabela Moreira), dal canto suo Piedade sembra non avere alcuna empatia nei confronti della figlia. La nonna (Rita Blanco) vero e proprio capo di questo clan al femminile, è la più distante e sprezzante. Riuscirà la famiglia a sopravvivere economicamente e a sé stessa?
C’è da dire che Mal viver è un film interessante non tanto per la storia raccontata o per via della sua complementarità con Viver mal. È soprattutto il modo in cui si è lavorato al copione a renderlo degno di nota. Molto prima che le riprese iniziassero, il regista ha infatti chiamato a raccolta i suoi attori per cominciare con le prove. Queste sono state filmate e da tali riprese è emerso il copione del film. Intorno ad esso è stato a sua volta costruito Viver mal, ispirato ulteriormente a tre lavori teatrali di Strindberg: Amor materno (1892), Scherzare col fuoco (1893) e Il pellicano (1907).
João Canijo non è nuovo a questo tipo di lavoro sulla sceneggiatura e nel corso della sua carriera ha già cercato di esplorare la realtà quotidiana contaminando finzione e documentario con film quali Fátima (2017), Diário das Beiras (2017) e Fojos (2020). In più negli ultimi anni si è accostato sempre più al lavoro di John Cassavetes, che considera un suo maestro.
Per via della sua genesi, Mal viver nel suo risultato finale non può che mettere in risalto l’interazione tra gli attori. Ciascun personaggio si definisce principalmente in base al suo rapporto con gli altri, le figure divengono violentemente reali e si stagliano nell’hotel semi vuoto. Questo diviene a sua volta una sorta di prigione dalla quale le donne non possono fuggire. La direzione della fotografia e il montaggio contribuiscono ad accentuare l’atmosfera di tensione generata dai conflitti tra i personaggi, alternando campi lunghi a primi piani utilizzati per coinvolgere emozionalmente lo spettatore.
Il film ci racconta la storia di madri che per il timore di non saper amare distruggono la vita dei loro figli, disseminando violenza per generazioni e generazioni. Una storia che secondo il regista continua a ripetersi.
[Foto – Nicolae Covaci – Nabis Filmgroup, Nevada Cine -Fornita da media vault Press office Berlinale]
Mal Viver di João Canijo (Portogallo, Francia, 2023 – 127 min)
Interpreti: Anabela Moreira, Rita Blanco, Madalena Almeida, Cleia Almeida, Vera Barreto
Sceneggiatura: João Canijo
Fotografia: Leonor Teles
Montaggio: João Braz