Prosegue fino al 20 ottobre l’undicesima edizione del Film Festival dei Diritti Umano di Lugano, undici giorni di programmazione e più di 30 film, che includono tredici prime assolute per la Svizzera e otto prime assolute per quella italiana. Il festival racconta i diritti umani e mette in luce tematiche rilevanti e di attualità, sfruttando il tessuto vivo della città per eventi e proiezioni, che quest’anno si svolgono nelle sale del Cinema Corso e del Cinema Iride di Lugano, affiancate a partire dall’anno scorso, dal cinema LUX art house di Massagno. Il Concorso internazionale di lungometraggi è una novità che è stata inaugurata nella precedente edizione del 2023 e che viene confermato per l’undicesima edizione del festival.
Tra i film in programmazione segnaliamo Photophobia, degli ucraini Ivan Ostrochovský e Pavol Pekarčík, film girato nella sotterranea di Kharkiv popolata da più di 1.500 rifugiati e che racconta il tempo della sopravvivenza e del gioco che si oppone a quello della guerra.
Per il critico cinematografico Michele Faggi: “Lo spazio dei divertimenti, fondamentale affinché un bambino possa ricreare e leggere il mondo, si estende lungo le arterie e i binari sotterranei, scrivendo una storia parallela e non meno importante rispetto alla dimensione quotidiana di resistenza all’aggressione“. La recensione completa di Photophobia si legge da questa parte.
Altro film notevole da segnalare è Amal, del marocchino residente in Belgio Jawad Rhalib.
Nel film il regista entra nelle classi scolastiche di Bruxelles e affronta la radicalizzazione del fondamentalismo islamico attraverso un personaggio di forza straordinaria interpretato da una Lubna Azabal in stato di grazia. Amal, musulmana laica, vuole Allah fuori dall’aula e i versi del poeta omosessuale Abū Nuwās dentro.
Per il critico cinematografico Michele Faggi: “Rhalib costruisce un dramma in crescendo, affidandosi alla straordinaria forza terrestre di Lubna Azabal, interprete in stato di grazia, accesa da straordinaria passione laica e guerriera di un femminismo pratico che collide con l’apparente moderazione di un fondamentalismo estremo, annidato nelle abitudini quotidiane della convivenza democratica.”
Leggi la recensione completa di Amal di Jawad Rhalib da questa parte.