Stefano Francia di Celle, nuovo direttore del Torino Film Festival, ha raccontato ai microfoni di “Hollywood Party“, la trasmissione radiofonica trasmessa da Rai 3, il possibile futuro prossimo del Torino Film Festival, con un occhio alla crisi epidemiologica attuale e la speranza che le sale cinematografiche si riaprano al più presto. “Allo stato attuale delle cose – ha dichiarato – il Torino Film Festival diventa un articolato progetto culturale per il web che non deve disturbare la filiera della distribuzione e non sarà una semplice trasposizione online“.
Questo progetto, nel caso le restrizioni correnti rientrino entro il prossimo novembre, coesisterà in modo attivo con il festival tradizionale. Perché di fronte alle forti incertezze che avrebbero potuto far saltare del tutto l’evento, il Torino Film Festival ha deciso di reinventarsi, sempre nel rispetto di tutta la filiera creativa, produttiva e distributiva che si muove intorno ad un festival di cinema.
In termini pratici questo significa rafforzamento e semplificazione delle sezioni, riduzione del numero dei film, ritorno della sezione cortometraggi e una forte impronta al femminile.
Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema, ha già rivelato che l’idea di spalmare il festival sul territorio dovrebbe essere un punto di forza. Nel caso in cui le sale riaprano, sarebbe coinvolto un numero elevato di sale cittadine, per favorire una dimensione centrifuga, forse più vicina a quella berlinese, da sempre festival che respira e vive insieme all’organismo mutante della città.
“Il Museo Nazionale del Cinema non può fermarsi – ha aggiunto il direttore Domenico De Gaetano – ha un dovere morale e culturale sia nei confronti degli enti che lo sostengono sia nei confronti del pubblico che in questi anni ha creduto in noi. Per questo motivo ci siamo da subito attivati per valutare tutte le opzioni, non solo per il TFF, ma anche per gli altri festival, il Cinema Massimo e il museo alla Mole. Una progettualità che portiamo avanti in sinergia con le istituzioni del territorio e in coordinamento con il mondo culturale piemontese”.
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