giovedì, Novembre 21, 2024

Una película de policías di Alonso Ruizpalacios: recensione

Un film anfibio che riscrive continuamente i confini del genere documentario. Orso d'argento per il montaggio di Yibrán Asuad. Visto in concorso alla Berlinale 71, evento estivo di Giugno.

Autori crescono. Di Ruizpalacios (già recensito su indie-eye per Gueros) si sentirà parlare molto sull’onda di questo immersivo “Cop Movie” che riesce a far balenare una domanda cruciale nella testa del pubblico: Cosa sto guardando?

Dopo dei titoli di testa astratti, con le sirene della polizia riprodotte vocalmente, siamo sulle strade notturne di Città del Messico al seguito della sbirra Teresa, seduti accanto a lei nella volante. Non sappiamo dove sta andando e perché. Colpiscono però la composizione perfetta del quadro, la fotografia impeccabile, una presenza forte dell’obiettivo e un senso generale di controllo su quello che si sta vedendo. Se si tratta di un documentario, verrebbe da pensare, allora questo Alonso Ruizpalacios è l’Ulrich Seidl messicano.

Col procedere del film, la forma documentaria – dichiarata dalle specifiche del film – si contamina sempre più: la voce off di Teresa diventa un monologo in diretta, il gioco con le immagini sembra rifarsi all’armamentario di Scorsese. È tutto vero, tutto falso, solo in parte e se sì quale? Se muore qualcuno è finzione o reinscenamento?

Suddiviso in cinque capitoli, Una película de policías racconta la storia vera della cosiddetta “pattuglia dell’amore” composta dagli ex poliziotti, e coniugi, Teresa e Montoya. Lo fa senza stare mai fermo quanto a livello narrativo: la presa diretta confluisce nel “meta” a palla, immagini curatissime cedono il passo a clippini verticali fatti col cellulare, il format del documentario “scritto” va e viene.

Nel confezionare un prodotto così anfibio, Ruizpalacios rischia molto. Rischia di non essere preso sul serio, in quanto lo spettatore non sa mai se sospendere l’incredulità o stare continuamente all’erta. Ne segue che anche il tema del film, cioè la corruzione della polizia messicana e al contempo la quotidianità del lavoro di poliziotto, finisce sommerso sotto il flusso fascinoso delle immagini.

Una película de policías è piuttosto un saggio che s’interroga sulla porosità della forma documentaria, forse troppo freddo nel suo dispiego di virtuosismi tecnici.

Lo salvano alcuni momenti estatici, come il tuffo dal trampolino di Teresa, al ralenti, che si potrebbe vedere in loop come la celebre immersione de L’Atalante.

Una película de policías di Alonso Ruizpalacios (Messico 2021, 107 min)
Interpreti: Mónica Del Carmen, Raúl Briones

Simone Aglan-Buttazzi
Simone Aglan-Buttazzi
Simone Aglan-Buttazzi è nato a Bologna nel 1976. Vive in Germania. Dal 2002 lavora in campo editoriale come traduttore (dal tedesco e dall'inglese). Studia polonistica alla Humboldt. Ha un blog intitolato Orecchie trovate nei prati

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