Michele Vannucci, regista romano classe 1987 e diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 2012, ha già all’attivo sei corti, cinque documentari e altre opere. Con “Il Più grande sogno” arriva a Venezia 73, in concorso nella sezione Orizzonti.
Il film racconta del trentanovenne Mirko, appena uscito dal carcere. Fuori, nella periferia di Roma, lo aspetta un “futuro da riempire”, possibilmente in modo onesto. Quando viene eletto a furor di popolo Presidente del comitato di quartiere, decide di sognare un’esistenza diversa. Non solo per sé e per la propria famiglia, ma per tutta la borgata in cui vive. Il più grande sogno di Mirko però è difficile da mettere in pratica, specie se tuo padre è un piccolo criminale. Il rapporto con le figlie è tutto da costruire e il passato è una porta sempre troppo facile da riaprire.
Questo film racconta di un “bandito” che si inventa custode di una felicità che neanche lui sa bene come raggiungere. È la storia di un sogno fragile e irrazionale, capace di regalare un futuro a chi non credeva di meritarsi neanche un presente. “Ci sono incontri che cambiano la percezione della nostra vita – ha detto Vannucci – Nell’agosto 2012 ricordo d’aver provinato decine d’attori per il mio cortometraggio di diploma in regia al Centro Sperimentale. Un giorno, dalla porta d’ingresso è entrato Mirko e qualcosa mi ha portato nella sua vita. Mirko ha quarant’anni e una vita di strada alle spalle, una moglie, tre figli, una madre, un padre e un’intera borgata da sfamare. Mi ha raccontato che l’avevano eletto presidente di quartiere e che aveva aperto un centro sociale, ho capito che davanti ai miei occhi si stava scrivendo una storia che mi riguardava. Ho capito che ciò che cercava lui era ciò che cercavo anch’io da anni: un’altra vita. La storia di Mirko è il racconto di un uomo fragile in cerca di futuro”