A Torino una moltitudine dolceamara porta in pegno i propri averi, in attesa del riscatto o dell’asta finale. Tra i mille volti che raccontano l’inventario umano della crisi, tre storie si intrecciano inconsapevolmente sulla sottile linea del debito morale. Sandra, giovane trans, per sfuggire al passato porta in vendita la sua pelliccia. Il suo sguardo incrocerà quello di Stefano, novellino appena entrato al banco, spingendola verso una tenera ossessione. Michele, ex facchino in pensione, chiede un prestito ad un parente, ma questo si rivelerà fatalmente la persona sbagliata.
Le esistenze degli ultimi, che si muovono all’ombra della società dei consumi, alle prese con il sottobosco di un monte dei pegni, ultima speranza per strappare qualche giorno in più alla disperazione. Un film corale diretto con sensibilità e acume da Irene Dionisio, documentarista passata alla finzione. Un’opera in grado di bilanciare osservazione e racconto con uno sguardo inquieto e preciso.
Irene Dionisio è nata nel 1986. Laureata in filosofia estetica e sociale all’Università di Torino, ha frequentato il Master in documentarismo diretto da Daniele Segre e Marco Bellocchio, e il Master IED diretto da Alina Marazzi. Attraverso l’associazione Fluxlab, di cui è socia fondatrice, cura progetti culturali e artistici su tematiche quali l’integrazione, le politiche culturali e le questioni di genere. La sua produzione artistica include videoinstallazioni e documentari, fra cui Sponde. Nel sicuro sole del nord (2015) e La fabbrica è piena. Tragicommedia in otto atti (2011). Le ultime cose è il suo primo lungometraggio di finzione.