Sweet Country di Warwick Thornton Australia / 112 minuti in concorso a Venezia 74 la conferenza stampa
Cast: Sam Neill, Bryan Brown, Hamilton Morris, Thomas M. Wright, Ewen Leslie, Gibson John, Natassia Gorey-Furber, Trevon Doolan, Tremayne Doolan, Matt Day, Anni Finsterer
Sceneggiatura: David Tranter, Steven McGregor
Fotografia: Warwick Thornton, Dylan River
Montaggio Nick Meyers
Sweet country di Thornton si ispira a fatti realmente accaduti nel nord dell’Australia nel 1929. Sam è un aborigeno australiano che lavora presso una fattoria, per difendersi uccide un proprietario terriero per paura di non ottenere giustizia è costretto a scappare per poi decidere di consegnarsi alla polizia ed accettare il processo. Warwick Thornton ci parla di Sweet country in conferenza stampa a Venezia 74.
Per il regista Warwick Thornton:
può parlarci della genesi del film?
Sweet country trae origine da una storia realmente accaduta – risponde il regista.
Conosco Steven McGregor (co-sceneggiatore del film, presente in confernza stampa) da tantissimi anni, si può dire che le nostre storie personali e professionali sono parallele. Abbiamo lavorato molto a questa sceneggiatura, volevo una storia coinvolgente che raccontasse una parte della storia del mio paese spesso taciuta.
Pensa che sia il momento adatto per fare un film sugli aborigeni australiani? Qual’è la situazione attuale in Australia?
Sweet country parla della genesi della colonizzazione e della conquista del nord dell’Australia.
Oggi viviamo i problemi di un paese che ha vissuto la schiavitù, nel film raccontiamo come questo processo è nato.
Ancora oggi ci sono dei problemi rispetto al riconoscimento pieno della dignità di tutte le persone.
Per quanto riguarda la situazione delle popolazioni indigene attualmente è in corso un dialogo tra comunità ed istituzioni, ma penso il governo sia molto lento nel prendere decisioni, sicuramente un dialogo e una presa di coscienza di quello che è successo sono importanti passi avanti.
Purtroppo tendiamo a dimenticare il nostro passato, a rimuovere le nostre origini invece è fondamentale ricordare e raccontare, per non ripetere gli errori del passato.
Conoscere la nostra storia è una priorità perchè la conoscenza consente di prendere decisioni migliori. Dobbiamo ricordare la storia della nascita del nostro paese senza dimenticare cosa è successo, senza rimuovere un passato fatto di colonizzazione, sfruttamento e schiavitù.
Per il regista Warwick Thornton:
ci può parlare dell’utilizzo dei flashback nel film?
Nella tradizione culturale aborigena non viene raccontato il presente ma spesso si parla del futuro o del passato.
Nel film ho utilizzato i salti temporali, non solo flashback ma anche visioni del futuro per restituire allo spettatore questo aspetto tipico del modo di raccontare storie delle culture aborigine.
Se ci pensiamo anche noi facciamo questo esercizio, pensiamo al passato, ma immaginiamo anche il nostro futuro. Se ad esempio compro un biglietto della lotteria sognerò di vincere e magari penso a cosa comprerò con i soldi della vincita.
Per il regista Warwick Thornton:
a quali modelli di film western si è ispirato?
Adoro i film di Sergio Leone, adoro il cinema western americano ma sono cresciuto con le videocassette dei film western con Terence Hill e Bud Spencer, ho adorato la saga di trinità. Nel western sono sempre stato affascinato dagli antieroi, dai cattivi, non soltanto dagli eroi perfetti ed impeccabili.