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Wonderstruck di Todd Haynes – Cannes 70

Nel 1927 una giovane ragazza scappa di casa dal New Jersey per cercare nuovi stimoli a Manhattan, nella speranza di trovare qualcuno che aveva rappresentato una parte importante nella sua vita. Cinquanta anni dopo, un ragazzo sordo colpito da una tragedia personale, trova una traccia sulla sua famiglia che lo conduce via dal Minnesota a New York. Mentre le loro avventure portano i due protagonisti in strani e nuovi posti, dove i misteri che li riguardano sembrano sbucare in ogni angolo, le loro storie di ricerca si raggiungono attraverso anni di silenzio e pentimento, per poi trovarsi attraverso un’ipnotica simmetria guidata dalla speranza e dalla meraviglia.

Per Rose (Millicent Simmonds), la vita controllatissima da parte del padre è tipica per una bambina sorda della sua epoca, tenuta a distanza dal mondo esterno. Si concentrerà sui suoi disegni dedicati principalmente all’attività di un’attrice Lillian Mayhew (Julianne Moore). Quando la donna arriva a NY per interpretare una nuova piece, Rose cerca di incontrarla a Manhattan, sperando di riuscire a stabilire una connessione. La sordità di Ben (Oakes Fegley), è invece recente ed è il risultato di un incidente bizzarro che gli è accaduto dopo la perdita della madre, Elaine (Michelle Williams), spirito libero. È frugando nelle sue cose che il ragazzo trova una traccia del padre mai conosciuto, tanto da imboccare la strada di NY. Per entrambi i personaggi, l’incapacità di comunicare li costringe ad avventurarsi nella città tra eccitazione e pericolo, tanto che i loro semplici obiettivi diventano complessi, mentre il caos crescente della città li mette in costante confusione. Sono riluttanti nel cercare aiuto ed entrambi troveranno sollievo al museo di storia naturale, dove si uniscono vecchi e nuovi amici, per rispondere a molte delle domande che affliggono le loro vite.

Basato su un romanzo di Brian Selznick, come il precedente Hugo Cabret, mette al centro la scoperta sensoriale da parte di un bambino mentre osserva il mondo degli adulti che è quasi sempre definito attraverso la solitudine, la confusione e il senso di colpa. Anche qui il senso della magia è fortissimo e modifica la percezione della parola e dell’immagine stessa. Non è un caso che i romanzi di Selznick trovino nelle illustrazioni un compendio visivo importantissimo, tra attenzione filologica alla ricostruzione storica e i vividi colori dei suoi personaggi. L’illustrazione consente di portare la parola in una diversa dimensione dove lo sguardo prende il posto del racconto tout court.

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