La debacle intorno alla costituenda Casa del Cinema a Firenze, di cui abbiamo parlato da questa parte, e che sulla carta dovrebbe creare le condizioni per sviluppare un centro di diffusione culturale probabilmente ispirato al già noto modello Romano si è trasformata in una delirante partita a domino dove sono emerse le posizioni contrastanti di Regione e Provincia, onda d’urto di una certa pesantezza che rischia di scagliarsi contro la 50 giorni di Cinema, ovvero il contenitore curato da Mediateca Regionale Toscana insieme agli organizzatori e gli operatori culturali che si occupano dei principali festival della città. Il festival dei festival che l’anno scorso ha avuto luogo nei locali del Gambrinus, sala evidentemente destinata all’ennesimo disfacimento, quest’anno avrebbe dovuto usufruire del cinema Odeon di proprietà della famiglia Germani come sede privilegiata; preludio al progetto di una Casa della Cultura che rischia di saltare all’improvviso per una serie di incomprensioni, accordi, intese a metà tra il verbale e l’ufficiale. Repubblica, in un recente approfondimento, lo definisce un pasticcio senza fine. Al di là delle valutazioni politiche e personali (avevamo già riportato le posizioni di De Zordo e del Gruppo Consiliare dei Verdi) il rischio è quello di invalidare seriamente e in un colpo solo, le uniche realtà festivaliere sopravvissute a Firenze.
Su Facebook si è costituito un gruppo con un nome che non lascia spazio alle interpretazioni: Vogliamo la casa del cinema a Firenze; quelli che la vogliono e che hanno già raccolto 800 contatti attraverso il noto social network, fanno capo a Mediateca Regionale Toscana e ai promotori coinvolti nella cinquanta giorni di cinema ovvero Giorgio Bonsanti, Presidente Festival dei Popoli; Leonardo D’Amico, Direttore Festival del film etnomusicale; Viviana Del Bianco, Direttore N.I.C.E. Festival; Silvia Lucchesi, Presidente Lo schermo dell’arte; Paola Paoli, Direttrice Incontri Internazionali di Cinema e Donne; Aldo Tassone, Direttore France Cinema; Andrea Vannini, Direttore Cineteca di Firenze; Selvaggia Velo, Direttore River to River Florence Indian Film Festival; Mirco Zanaboni, Presidente Ireos Florence Queer Festival; Bruno Casini, Direttore Ireos Florence Queer Festival.
All’interno del gruppo Facebook, gli organizzatori della 50 giorni di Cinema a firenze hanno pubblicato la lettera indirizzata in questi giorni ad alcuni giornali e diffusa dal 10 di ottobre; riportiamo in calce il contenuto integrale.
Firenze, 10 ottobre 2008
Siamo quelli della Rassegna “50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze”, i responsabili dei festival, gli operatori culturali, gli animatori della rassegna che hanno reso possibile, con il loro lavoro e la loro passione, il successo dell’anno scorso al Gambrinus. Abbiamo ancora negli occhi la gente in fila davanti al cinema, l’entusiasmo dei fiorentini che tornavano in centro e i biglietti attaccati sulla vetrina della sala a rassegna finita che ci incoraggiavano a continuare.
Dal giorno dopo che la rassegna del 2007 si è conclusa abbiamo cominciato a lavorare insieme a Mediateca Regionale Toscana Film Commission e al Comune di Firenze in grande armonia per trovare una sede appropriata e definitiva per i nostri festival e per tutti coloro che amano e lavorano nel mondo del Cinema.Abbiamo preso in esame ogni sala esistente in città. Volevamo rimanere nel cuore della città. L’Alfieri, per esempio, oltre ad essere chiuso per restauri (a tutt’oggi i lavori non sono ancora iniziati) è una sala di piccole dimensioni e il progetto di rilancio ne prevede un uso solo marginalmente dedicato al Cinema. Il Gambrinus e il Teatro della Compagnia sono smantellati. Stiamo pensando che Firenze meriterebbe una Casa del Cinema aperta a tutti gli operatori, e crediamo che sia legittimo avere delle ambizioni, abbiamo capito che l’unico luogo adatto alla prospettiva di diventare la Casa del Cinema e la casa dei festival è l’Odeon: perché è una sala prestigiosa e storica, perchè è in Piazza Strozzi, perché ha le dimensioni adatte ad ospitare gli spettatori dei nostri festival e perché è un bene culturale della nostra città adeguato al valore del progetto.
Le polemiche che abbiamo letto sui giornali ad appena 20 giorni dall’apertura della manifestazione ci lasciano sgomenti e profondamente sorpresi, cosa è successo? Non capiamo i motivi reali di questi attacchi, il nostro è il primo progetto che vede tanti operatori di cinema lavorare con soddisfazione per la nostra città insieme alle istituzioni locali ( al progetto ha partecipato attivamente anche la Provincia).
Per anni abbiamo perseguito questo obiettivo senza riuscirci, ora che pensavamo di aver raggiunto un traguardo importante tutto rischia di saltare. Leggiamo dei dubbi sul fatto che questa sede sia troppo costosa e difficile da sostenere, il piano economico invece prevede dopo un periodo di rodaggio e di avviamento del progetto una autonomia rispetto alle risorse pubbliche.
La Casa del Cinema non è solo la sede dei festival, può diventare il motore di rilancio dei cinema cittadini, luogo nel quale si fa crescere l’amore per il cinema e si recupera il piacere di stare insieme, consapevoli della presenza di strutture storiche che operano in città da più di un quarto di secolo.
Secondo il nostro progetto lo spazio sarà aperto fino dalla mattina per le scuole, per i visitatori della città, ospiterà rassegne, retrospettive, anteprime e tappeti rossi, convegni, incontri e tutte quelle attività che ruotano intorno alla cultura cinematografica. Chiediamo ai nostri amministratori ma anche alla città tutta di credere e condividere questo progetto con il nostro stesso entusiasmo.Chiediamo pertanto a Mediateca di organizzare una conferenza stampa per illustrare alla città e alla stampa il progetto in ogni suo dettaglio.