domenica, Novembre 17, 2024

O Primeiro Verão di Adriano Mendes: la recensione

Adriano Mendes ha 26 anni, dopo aver diretto una serie di cortometraggi sperimentali si è laureato in regia alla “Escola Superior de Teatro e Cinema” di Lisbona. O Primeiro Verão è il suo primo lungometraggio con cui nel maggio 2014 ha ottenuto i premi “SIC Notícias Pulsar do Mundo” e “TAP para Documentário de Longa Metragem Portuguesa” alla recente edizione di IndieLisboa.
Adriano, oltre alla regia, ha curato la sceneggiatura del film, la scarna colonna sonora composta esclusivamente per piano elettrico e ha interpretato il ruolo del protagonista maschile.

Miguel incontra Isabel (una vibrante Anabela Caetano, qui praticamente al suo esordio e della quale ci siamo ” letterariamente” innamorati) davanti alla scuola guida frequentata da entrambi; il ragazzo è li insieme a Cmyk, un labrador avanti con gli anni con cui è cresciuto e che nonostante una certa difficoltà nel camminare, segue Miguel ovunque; Isabel si avvicina al cane con semplicità e affetto e comincia a parlare con Miguel, tra i due nasce una simpatia immediata che li porterà a trascorrere una vacanza estiva insieme. Miguel, innamoratosi di Isabel si scontrerà con le iniziali incertezze della ragazza, che spariranno dopo il loro ritorno. È l’inizio di una storia vissuta con quella leggerezza vicina ai ritmi della natura e a quelli di una piccola comunità portoghese del nord, un racconto di formazione osservato dall’interno che sostituisce la scrittura del ricordo con un vero e proprio processo mnestico nel suo farsi.

Mendes non mette immediatamente al centro la storia tra Miguel e Isabel, ma segue inizialmente la vita della ragazza attraverso alcuni momenti quotidiani, rivelandoci in una sequenza ambientata in discoteca alcune caratteristiche del suo carattere, tra forza ed emotività, semplicemente lasciando vivere Anabela Caetano nella fissità dell’inquadratura.

Tutto O Primeiro Verão, invece di braccare Miguel e Isabel, va avanti per brevi piani sequenza dove al posto di un’organizzazione intrusiva del montaggio o di un movimento troppo aderente al punto di vista dei personaggi, lascia che il vuoto sostituisca i corpi, sia questo un muro, il buio di una stanza, la presenza del paesaggio naturale, lo sguardo su una festa di paese o semplicemente il deambulare affannato di Cmyk. Una scrittura ellittica che non cerca quasi mai l’artificio del simbolo ma al contrario si lega al fluire naturale della vita.

Mendes probabilmente ama e conosce la tradizione di un certo cinema Portoghese, ma costruisce allo stesso tempo un film fortemente intimo e personale, dove al rigore delle inquadrature sovrappone una lettura vitale e intima della realtà; se la fragilità interpretativa di Mendes e Caetano in alcuni momenti sembra sbilanciare la messa in scena verso quell’apparente perdita del controllo che caratterizza le opere prime è proprio attraverso queste piccole ingenuità dell’essere “in campo” che Mendes rivela in modo commuovente quel luogo di passaggio dal gioco dell’adolescenza all’età adulta, tra scoperta della vita e senso della perdita; nel descrivere la relazione tra Miguel e Isabel, Adriano e Anabela si affidano ad un’interpretazione che raramente utilizza la parola per raccontare un sentimento, sono i piccoli slittamenti deambulatori, i gesti trattenuti, le cose non dette, il modo impalpabile e discreto di Miguel nell’attraversare la realtà o quello più  solare ma altrettanto lieve di Isabel che lasciano dietro di se alcuni segni da raccogliere e fare propri liberamente, più che un tracciato preciso; in questo sia Adriano che Anabela sono due splendidi “non attori”.
Se c’è un limite in “O Primeiro Verão” non è certo nella scarnificazione degli eventi verso il gesto quotidiano, le sequenze sul lago, quelle con Cmyk al seguito, il pranzo dalla nonna e la corsa di Isabel mentre ascolta i brani al pianoforte che Miguel ha composto per lei, unica musica che si sente nel film, e il suo pianto alla fine, hanno una naturale forza spontanea su cui speriamo Mendes possa lavorare maggiormente in futuro, magari trasformando la costruzione rigorosa e insistente sul fuori campo, che in alcuni casi tradisce una lieve rigidità di fondo nel trarre dall’invisibile quella forza necessaria per plasmare il visibile; ma al di là di questo, la rigorosa sincerità con cui Adriano Mendes affronta la scelta del punto di vista fa di “O Primeiro Verão” un esordio che merita attenzione e diffusione.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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