Michel Hazanavicius, Bérénice Bejo e tutto lo staff di “The Search”, in concorso a Cannes 2014, presenti oggi alla tradizionale conferenza stampa.
Il film è una sorta di versione reloaded di “Odissea Tragica”, girato da Fred Zinnerman nel 1948 durante la seconda guerra mondiale e interpretato da Montgomery Clift nella parte di un saldato che prende sotto la sua protezione un giovane rifugiato ebreo. Il film di Hazanavicius si svolge nel 1999 in Cecenia dove una funzionaria (la Bejo) dell’UE cerca di sensibilizzare Strasburgo sulla situazione della zona e le stragi commesse da Eltsin in collaborazione con un Vladimir Putin in carriera. Hazanavicius sviluppa delle storie in parallelo tra cui la vicenda di un bimbo sopravvissuto ad una strage famigliare, quella della sorella di lui che lo cerca disperatamente, ed infine la storia di una recluta russa che guarda il conflitto da un’altra prospettiva.
Sorpreso dal fatto che ancora nessun autore si sia interessato alle vicende del conflitto Ceceno, il regista Francese ha detto che “mentre nella prima guerra mondiale l’ottanta per cento dei decessi erano soldati, adesso la situazione è completamente rovesciata con l’ottanta per cento di civili uccisi. La comunità internazionale rimase completamente indifferente ai fatti; i morti erano molto di più di quelli mostrati dai media, e le immagini che ci arrivano erano completamente distorte”
Per chi gli chiedeva se ci fosse timore di una reazione Ucraina, il produttore Thomas Langmann ha risposto che le possibilità che il film si veda anche là sono molto basse, mentre Hazanavicius spera che siano al contrario “commossi da queste immagini”
La Bejo ha detto di esser felice di far parte di un progetto che parla di un conflitto recente anche se non contiene “alcuna lezione o messaggio specifico, sopratutto perchè il mio personaggio rimane scettico nei confronti di qualsiasi tipo di intervento, non è possibile andare in altre nazioni, salvarle oppure dir loro come si devono comportare; quello che lrende un’eroina il mio personaggio è la consapevolezza di poter agire su una scala più piccola per generare un impatto più forte in contesti politici più ampi”
“Non ho mai avuto l’impressione di fare film semplici” ha detto l’autore di “The Artist”, “ognuno di essi è nato come spinto da un forte desiderio, il principale scopo qui era raccontare una storia che nessuno aveva mai raccontato, e volevo acquisire un’angolatura il più umana possibile, cercando di relazionarmi in modo maggiore e diretto ai personaggi e alla storia”
Sull’immagine dell’esercito russo che viene fuori dal film, Hazanavicius ha detto di aver cercato di realizzare un film su un gruppo di persone comuni esposte all’orrore della guerra “sia che fossero soldati o no. Basandomi su quello che sono stato in grado di leggere, l’esercito Russo si è comportato spesso in modo violentissimo. In quel periodo era stato completamente riformato ed era in parte costituito da mercenari. Ho fatto molte ricerche a questo proposito, e non credo di aver tradito o mistificato la realtà quotidiana dei soldati”