Abluka (Follia) di Emin Alper – Turchia, Francia, Qatar, 119’. Mehmet Özgür, Berkay Ates.
Abluka (follia) di Emin Alper racconta una città, Istanbul, scossa dalla violenza politica. Uscito di prigione dopo 15 anni Kadir (Mehmet Özgür), accetta di collaborare con i servizi segreti per raccogliere informazioni nelle zone più degradate della città. In una delle tante baraccopoli Kadir incontra suo fratello minore Ahmet, che lavora in una squadra del comune incaricata di abbattere i cani randagi. I due non legano malgrado i tentativi di Kadir, che per spiegarsi la distanza dal fratello si inventa ipotesi di complotti sempre più folli.
Abluka (Follia) di Emin Alper presentato in conferenza stampa a Venezia 72:
Prima domanda per il regista di Abluka, Emin Alper:
Ho avuto l’impressione, guardando il suo film, che la città in cui si svolge questa storia potrebbe essere qualsiasi metropoli degradata. Una città del presente, del passato o del futuro in una sorta di atemporalità.
Si è vero, non volevamo dare riferimenti temporali o geografici – risponde il regista Emin Alper. Questa storia racconta di come il sistema politico può trasformare gli esseri umani in ingranaggi del suo meccanismo violento fornendogli autorità e strumenti per compiere violenza.
Abluka (Follia) potrebbe parlare degli anni ’70, degli anni ’90 oppure, speriamo di no, del nostro futuro.
Come forse sapete, l’attuale clima politico in Turchia è molto delicato, stiamo di fatto vivendo una guerra. Le tematiche del nostro film purtroppo sono di grande attualità.
Speriamo che il futuro non ci riservi la violenza che raccontiamo in questo film.
Per il regista turco Emin Alper:
C’è un progressivo incedere del film verso l’alternanza tra piani di realtà e piani immaginari fino a confonderli tra di loro. Può parlarcene?
Nel film, cerco di far si che la realtà e la fantasia si confondano.
In Abluka (follia) voglio mostrare come un essere umano possa perdersi nelle proprie paranoie fino a non riuscire più a distinguere il sogno dalla realtà. Voglio che il pubblico, guardando il film, viva e senta questa esperienza. I personaggi sono ossessionati delle loro paranoie fino a perdersi in un mondo dove il confine tra sogno e realtà diventa labile ed indefinito.
Voelevo rendere sfumati i confini del reale e dell’irreale. Perchè cerchiamo di descrivere una situazione di follia, non potevo narrare questa storia in modo classico, dovevo mescolare i piani per trasportare lo spettatore nella follia del mondo che descrivo in Abluka.
Ho trovato molte affinità tra questo film e il suo precedente “Tepenin Ardi” (2012), in una recente intervista ha dichiarato che la gente in Turchia condivide una forte paura nei confronti dell’altro, è questo che voleva dire nel film?
E’ vero ci sono temi comuni tra i due film – racconta Emin Alper in conferenza stampa a Venezia 2015.
La paranoia è radicata nella vita turca. Una delle cause della distruzione della fiducia reciproca e dell’aumento della paranoia nella nostra società è sicuramente la polarizzazione politica. Oramai ci confrontiamo con il prossimo come fosse un nemico, in Turchia viviamo la vita politica nel terrore di un complotto, di cospirazioni alle porte che vogliono distruggere il paese, siamo alla continua ricerca di un nemico, di un capro espiatorio.
Questo stato d’animo ha preso piede anche nelle normali relazioni sociali, non ammettiamo più i nostri errori, se succede qualcosa di brutto pensiamo che sia a causa di altri, che sia colpa di qualcuno che ha complottato contro di noi, tendiamo a considerarci solo e soltanto vittime della cattiveria degli altri.
Credo che l’uso del rumore nel film sia un elemento molto importante: campanelli, bombe, telefoni, l’impatto sonoro è notevole, può parlarci di questo aspetto e di come avete curato i suoni in Abluka (Frenzy)?
I suoni sono molto importanti nel mio cinema in generale e in questo film in particolare – risponde Emin Alper.
Fin dalla sceneggiatura erano presenti i rumori che avete ascoltato nel film. Il contributo del sonoro è fondamentale nella progressione del film, considerato le atmosfere dense di paranoia e violenza che volevamo ricreare, sono molto contento del risultato finale di come sono venuti fuori i suoni.
Ho notato un gran lavoro nella relativizzazione del concetto di tempo nel suo film, vuole aggiungere qualcosa su questo aspetto?
Ha ragione, continua Emin Alper in conferenza stampa a Venezia 72.
Potevo scrivere la sceneggiatura in modo lineare, raccontando gli avvenimenti in modo sequenziale. Ma ho preferito uno script non lineare, con piani temporali alterati e mescolati. In questo modo siamo riusciti a dare ancor più risalto alla follia e la paranoia avvolge l’intera storia. Ritengo che la storia non avrebbe funzionato con una struttura lineare. Volevo che lo spettatore percepisse la follia che caratterizza il protagonista del film.
Quali sono i registi a cui si ispira e quali hanno avuto una influenza su di lei per girare questo film?
Sicuramente amo molto il regista turco Yılmaz Güney ma amo molto anche registi come Rainer Werner Fassbinder, Stanley Kubrick, Roman Polański, risponde Emin Alper.
Per realizzare Abluka (follia) ho senz’altro tratto grande ispirazione da registi come Brian De Palma, Stanley Kubrick e Roman Polański.