Nel suo nuovo film, il regista francese Etienne Faure (Des illusions, 2009; Désordres, 2012) racconta la storia di Maurice (Pierre Prieur). Questi è un giovane francese senzatetto di poche parole, che vaga per Brooklyn passando da un lavoro a un altro. La sua vita cambia allorché approda al “Bizarre”, un club underground noto per i suoi spettacoli di Burlesque, gestito da due donne (Raquel Nave e Rebekah Underhill) poco più che ventenni. La messa in crisi delle strutture sociali predefinite operata attraverso la sospensione dei confini tra gender e la giocosa messa in mostra di forme di alterità fisica e psichica affascinano il giovane, che crede di aver trovato un luogo in cui potersi rifugiare ed essere accettato. È qui che Maurice conosce Luka (Adrian James), un suo coetaneo gay dai tratti molto femminili. Luka è subito attratto da Maurice e tenta di entrare a far parte della sua vita. Infine i due si innamorano ma quella che ne nasce, più che una storia d’amore è la cronaca di un tentativo di avvicinamento emotivo reso travagliato tanto dal desiderio/bisogno di Maurice di sottrarsi ad ogni coinvolgimento affettivo, quanto dalle abitudini di vita Luka, che rendono insicuro l’altro. La situazione si complica con l’entrata in scena di Charlie (Luc Bierme), conosciuto da Maurice nella palestra in cui pratica la boxe. Charlie è attratto da Luka e senza troppi ripensamenti ci finisce a letto. Maurice li scopre ma la situazione si risolve allorché Charlie ammette di essere eterosessuale e si lancia in un manage a trois con le due proprietarie del “Bizarre”. Sembrerebbe che questo microcosmo abbia trovato il suo equilibrio, senonché dal passato di Maurice giungerà una minaccia che metterà in crisi tutto, definitivamente.
Su un piano narrativo, l’unità di tempo e di luogo vengono preservate: la macchina da presa rigorosamente a mano si concentra sui cinque personaggi presentando del narrabile solo i punti essenziali e tagliando il superfluo.
Il montaggio, sempre a cura del regista Etienne Faure, si sviluppa secondo la retorica episodica del frammento, così come la colona sonora di Axel Guenoun. La fotografia di Pavlé Savic alterna i toni freddi della città a quelli caldi che contraddistinguono il ‘Bizarre’.
Il momento in cui il film disvela la sua tematica portante si racchiude in un dialogo tra Maurice e Luka. Il primo nota sul braccio di Luka, tatuata, la frase ‘Je dolour’ e gli chiede cosa voglia dire chiarendo che in francese quella frase è sbagliata. Luka gli racconta allora la triste storia che c’è dietro il tatuaggio, dopodiché i due si abbracciano. Fuor di metafora, dalla scena desumiamo che il linguaggio non è così importante, proprio come non lo sono le convenzioni e i ruoli dettati dalla società messi in crisi dal genere del Burlesque. Alla fine, quel che veramente conta è il nostro essere nel mondo e come lo affrontiamo svestendoci di tutti gli orpelli culturali dalla nostra.
Etienne Faure presenta con Bizarre una storia fragile sviluppata tra documentarismo, scene di derivazione onirica e una certa prassi legata al cinema underground statunitense. Forse proprio in questa fragilità, nelle sbordature e nelle approssimazioni del linguaggio risiede tutta la vera forza del film.