martedì, Novembre 5, 2024

Fratelli unici di Alessio Maria Federici: la recensione

Con la sceneggiatura di Luca Miniero scritta a quattro mani insieme a Elena Bucaccio, firma televisiva legata a prodotti come “Che dio ci aiuti”, “Il commissario manara” e “Don matteo”, solo per citarne alcuni,  Alessio Maria Federici confeziona la sua terza regia affidandosi ad una coppia tra le più utilizzate nell’ultima commedia leggera Italiana, cercando di cucire insieme buddy movie e  l’atmosfera “sofisticata” dei suoi precedenti lavori, Lezioni di cioccolato 2 e in particolare Stai lontana da me che condivide con “Fratelli unici” il tentativo di imboccare una strada stralunata. Piero (Raoul Bova) è un noto chirurgo, ricco e affermato, si divide tra i suoi impegni professionali e uno stile di vita di alto livello, ossessionato dalla forma fisica ha un pessimo rapporto con la ex moglie (Carolina Crescentini), non vede mai la figlia e sopratutto cerca di stare alla larga dal fratello Francesco (Luca Argentero), aspirante attore sempre al verde e donnaiolo impenitente. Quando Piero perde la memoria a causa di un incidente, Francesco dovrà prenderselo in carico, ma si troverà a che fare con un uomo trasformato in bambino che affronta la vita come se fosse la prima volta; la convivenza forzata e la necessità di accudirlo, consentiranno a Francesco di riavvicinarsi al fratello e di ricostruire una sintonia affettiva ormai perduta. Mentre un Piero completamente rinnovato si innamorerà nuovamente della moglie cercando di riavvicinarsi alla figlia con occhi nuovi, Francesco dovrà vedersela con la splendida vicina di casa (Miriam Leone), insegnante di yoga che applica i precetti orientali per corsi di formazioni orientati alla conoscenza della propria sessualità; tra i due c’è una differenza di prospettive che innescherà un’inesorabile schermaglia d’amore.

Al netto della svagatezza di Raoul Bova, tutto sommato a suo agio nei panni del bambinone dalla faccia d’angelo, e di una Miriam Leone capace di gestire con una serie di registri umorali il personaggio più sintonizzato di tutti sulle coordinate della “sophisticated comedy”, il film naufraga del tutto in una confezione che non è così distante dai prodotti televisivi scritti dalla Bucaccio; prima di tutto per la continua e costante enunciazione dei sentimenti che collassano irrimediabilmente sul meccanismo causale delle situazioni, spesso bloccate a metà, interrotte, tirate via, quasi fossero state concepite senza una logica affettiva nei confronti dei personaggi. Piero riassorbe il suo trauma improvvisamente, con uno sbalzo incomprensibile come in quelle brutte e imbarazzanti commedie teatrali borghesi dove tutto deve tornare al posto giusto, e quando Argentero e la Leone arrivano al culmine dell’incomprensione, Federici ce li mostra in un set di questi “trasparenti”, ognuno chiuso nel suo spazio e con una panoramica che si muove lentamente verso il soffitto della corte condominiale dove è posizionata una grande insegna al neon sagomata sulla scritta “Hole”; giusto per fare il paio con la voce di Malika Ayane che canta “Cosa c’è”, sottolineando  con l’evidenziatore la formazione di un sentimento che non riesce a cavar fuori dai suoi attori e dalle loro azioni. Non ci spaventa l’estetica clippara, il gioco pop, la capacità (ahimè, se ci fosse) di forzare il linguaggio popolare dei film per un target adolescenziale, ci sembra al contrario che Federici abbia paura di usare questi elementi in modo creativo, senza uscire dal recinto di una medietà televisiva, tiepida tiepida e che colloca il film tra quei prodotti senza identità di cui il cinema Italiano dovrebbe cominciare a fare a meno.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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