Heart of a Dog di Laurie Anderson – Usa, 75’ Laurie Anderson
Heart of a Dog di Laurie Anderson, in concorso a Venezia 72, è una storia che esplora i temi dell’amore, della morte e del linguaggio.
La voce della regista è una presenza costante nel film che attraversa tante storie personali della sua vita, tra filmati in 8mm dell’infanzia, animazione, grafica.
Come ha scelto la canzone che chiude il film (Turning Time Around di Lou Reed)?
Risponde la regista di Heart of a dog, Laurie Anderson, in conferenza stampa a Venezia 72.
Ho scelto questa canzone (Turning Time Around di Lou Reed – Ecstasy 2000) perchè il film parla dell’amore e la ritenevo perfetta per darne una definizione precisa che non riguardasse solo la “nostalgia del passato” ma che guardasse invece in tutte le direzioni possibili. Volevo restituire l’ampiezza dei sentimenti che si concentrano dietro l’amore.
Il film parla di storie, non è solo un film su di me, direi che è un film su come raccontiamo le nostre storie personali. In questo film c’è tanto di Lou – Laurie Anderson ricorda il compagno scomparso il 23 ottobre del 2013 -.
Ci racconti la genesi di questo film.
Ero interessata a fare un film. E ho cominciato a pensare ad un film “personale”, o meglio ad un film che a partire da storie personali affrontasse temi universali.
E’ stato molto bello poter abbinare la mia sensibilità di musicista ed artista all’arte cinematografica, è stato molto interessante lavorare sul movimento delle immagini.
Per esempio, ho scelto delle immagini che potessero creare, nel corso del film, una divisione tra il mondo “vecchio” e il mondo “nuovo”, quello dopo la morte. Volevo raccontare attraverso le immagini, anche il mondo dopo la morte. Sono stata ispirata, in parte, anche dall’iconografia bizantina che trasmette con i suoi colori dorati eternità alle immagini e ho voluto ricreare questo effetto in alcune scene del film.
Ho trovata molto interessante il richiamo alla sindrome della morte in culla, come l’ha scoperta?
Per caso, risponde l’artista Laurie Anderson, mentre stavo facendo una ricerca sui sogni.
Trovo strano che nessuno sappia spiegarci con esattezza cosa accade mentre sogniamo. Circa un terzo della nostra vita la passiamo dormendo, ma non esiste una teoria certa e definitiva su quello che ci succede mentre dormiamo e sogniamo. Ci sono tante ipotesi, ma nessuna certezza. Mentre facevo queste letture mi sono imbattuta nella morte prematura dei neonati durante il sonno (la sindrome della morte in culla).
Quanto ha influito sul film l’incidente sul lago che le è accaduto durante l’infanzia?
Ho trasferito dei filmini in super 8 nel film, sequenze molto personali, trovate quasi per caso – risponde Laurie Anderson.
Sono filmati girati dai miei fratelli e mi è sembrato bello poterli mettere nel film.
In alcuni di questi vecchi filmini ho trovato le immagini della nostra infanzia. Vivevamo vicini ad un lago e andavamo sempre a pattinarci, per noi bambini era una sorta di mondo magico. Quei filmati per me erano come una fiaba che emergeva dalla nostra infanzia. Dopo averli visionati ho chiamato i miei fratelli e ho chiesto se potevo inserirli in “Heart of a dog” e fortunatamente hanno accettato.
Quando mostra le immagini dei militari e degli avvenimenti legati alla sicurezza degli Stati Uniti, intendeva dare una sua visione politica?
Volevo mostrare la paura che avvolge la nostra società. Per questo ho scelto di mostrare immagini di uomini della sicurezza, immagini di militari – risponde la regista Laurie Anderson, in conferenza stampa a Venezia 2015.
Nel film, volevo intersecare elementi che hanno a che fare con la libertà ed immagini che evocano l’insicurezza, le nostre paure, la sorveglianza continua cui siamo sottoposti.
Sono molto interessata al lavoro sulle immagini. Ho cercato di incoraggiare lo spettatore a guardare il film attraverso lo sguardo del narratore, che siano gli occhi di un cane o che siano le telecamere di sorveglianza.
Volevo mettere in evidenza punti di vista e questioni diverse. Non c’è un eroe in questa storia, è lo spettatore che deve usare la sua immaginazione per vedere i personaggi che non appaiono nel film ma che sente soltanto parlare, un po come quando ascoltate una commedia raccontata alla radio. La visione di questo film è anche il risultato dell’immaginazione dello spettatore.
La vicinanza della morte è molto presente nel film
E’ strano che la morte sia sempre rappresentata come un tabù negli USA, non si parla del processo reale del morire. Non ne discutiamo quasi mai, l’idea è che si dovrebbe arrivare a quella esperienza senza dolore e senza troppa consapevolezza di quello che ci accadrà. Ecco perchè ho utilizzato l’esempio del veterinario, il cane non doveva sentire dolore, l’importante è la velocità e l’assenza di pena, riassunta in una iniezione letale. Personalmente, trovo questo approccio alla morte orribile e ne ho voluto parlare in Heart of a dog. Amo molto la descrizione della morte che viene fatta nel Libro tibetano dei morti e volevo trattare anche questo argomento nel film.