“Volevamo creare un film vissuto, vero, abbiamo voluto raccontare con dolcezza la storia di tre persone, senza schierarci o dare giudizi”. Così Saverio Costanzo, regista di Hungry Hearts, presenta in conferenza stampa a Venezia 71, il suo film che racconta la storia dell’ossessione di Mina (Alba Rohrwacher) per l’alimentazione del figlio, un’ossessione che la porterà ad un drammatico scontro con il marito (Adam Driver).
Per me – continua Saverio Costanzo – era importante guardare con tenerezza, senza giudizi, il dramma che i protagonisti vivono in questo film.
Si è ispirato a qualche fatto di cronaca nello scrivere la sceneggiatura?
Saverio Costanzo: il film è tratto dal libro “Il bambino indaco” di Marco Franzoso, che ho letto circa 1 anno e mezzo prima di iniziare a scrivere la sceneggiatura. Ho scritto il film come se si trattasse di una storia che mi è stata raccontata da qualcuno, ma non so se l’autore del libro si è ispirato davvero ad un fatto di cronaca. Sicuramente l’obiettivo del film è quello di presentare la storia come reale, vera.
L’interprete del film (Adam Driver) somiglia molto all’autore del libro Franzoso, che tipo di legame ha avuto con l’autore?
Non lo sapevo, non ho mai incontrato di persona Franzoso, ci siamo solo sentiti a distanza. Ho scritto la sceneggiatura ricordandomi la storia ma senza rileggere il libro.
Com’è nato il titolo del film, che è identico a quello di una canzone di Bruce Springsteen e di un film del 1922?
Non ero a conoscenza del film, l’ho saputo solo dopo. Mentre conoscevo la canzone di Bruce Springsteen e devo dire che tutti i suoi brani potrebbero essere fonte di ispirazione per i titoli di molti film
Quanto ha influito l’esperienza di “In Treatment ” nel girare questo film?
Tantissimo, senza quella esperienza non sarei stato in grado di girare Hungry Hearts. Ho imparato tantissimo da In Treatment: le regole della scrittura, della drammaturgia ma sopratutto ho imparato la “spregiudicatezza”. Tutto può essere credibile, tutto può succedere se è ben scritto. Non ho pensato nel girare questo film ad un genere particolare, ho solo pensato a girare con spregiudicatezza senza voler citare, ho pensato certo ad uno stile, quello di Cassavetes e dei suoi film, volevo girare d’istinto senza intellettualismi e preconcetti, ci piaceva l’idea di girare senza particolari riferimenti cinematografici, cambiando le inquadrature, sperimentando punti di ripresa sempre diversi e vari.
Nel film sembra che ci siano sogni premonitori da parte dei personaggi, è così?
Mi piace che lo spettatore possa confondere i confini tra il concreto ed il sogno, in modo che possa andare nel profondo dell’animo dei personaggi. Voglio fare in modo che lo spettatore entri nel sogno di un protagonista, veda elementi, immagini che possono poi avere dei “richiami” nel proseguimento del film. Ma non si tratta di premonizioni.
Hungry Hearts di Saverio Costanzo 109′ – Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell
Hungry Hearts, è ambientato a Brooklyn (New York), e ci racconta la storia dell’italiana Mina (interpretata da Alba Rohrwacher) e del newyorkese Jude (interpretato da Adam Driver). I due daranno vita ad un’intensa e passionale storia d’amore. Dopo il matrimonio, Mina, rimasta incinta, incontra una veggente che le spiega quanto suo figlio sia “speciale”, è un bambino indaco (il film è tratto dal romanzo “Il bambino indaco” di Marco Franzoso) rivelazione che la porterà a sviluppare attenzioni morbose nei confronti del figlio che mineranno la crescita del neonato e metteranno in crisi il matrimonio tra Mina e Jude.