Il golgota serbo viene realizzato dallo scrittore e regista Stanislav Krakov per la Artistik Film di Belgrado, il film aveva lo scopo di sollevare lo spirito patriottico della nazione utilizzando la forza delle immagini. Dopo la fine del conflitto andarono distrutti quasi tutti i filmati girati tra il 1914 e il 1918, per cui il materiale documentario originale era molto scarso e veniva così a mancare il punto di vista serbo su cause, svolgimento ed effetti della guerra. Fu necessario ricostruire interi episodi con la collaborazione del ministero della Guerra che assicurò la partecipazione dell’esercito alle riprese. Il risultato è un film di grande impatto spettacolare ed emotivo, la descrizione realistica delle sofferenze del popolo serbo durante i terribili anni della guerra è così precisa che oggi solo l’occhio esperto di uno storico del cinema può accorgersi che si tratta di ricostruzioni. Una prima distribuzione del film muto risale al 1930 ma è quella sonora con le musiche di Milenko Zivkovič del 1940 ad aver riscosso il più grande interesse anche per le didascalie che inquadravano storicamente il contesto dei fatti. Dopo la dissoluzione della Repubblica Federale Jugoslava e la nascita della nuova Serbia il film rivive una stagione di grande fortuna e alle Giornate si potrà ammirare la versione più recente del restauro ad opera della Jugoslovenska kinoteka di Belgrado.
Ad aprire la serata di lunedì al Verdi è l’omaggio per il cinquantenario dell’AIRCS, Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema, realizzato in collaborazione con la Cineteca Nazionale, con un programma di dodici titoli, dieci dei quali provenienti dalla collezione Joye. Fondata dal gesuita svizzero Josef Joye, era la più imponente raccolta di produzioni realizzate tra il 1905 e il 1915, che quando nei primi anni ̕60 venne visitata da Davide Turconi (padre nobile della storiografia cinematografica italiana e primo direttore delle Giornate del Cinema Muto) era già in uno stato di degrado avanzato. Delle pellicole più compromesse fu possibile recuperare solo dei fotogrammi e l’insieme della collezione è stata acquisita dal British Film Institute.
Tra i filmati che si vedranno al Teatro Verdi di Pordenone alle 20.30, spiccano alcune produzioni italiane della Cines ma anche del Nord Italia come l’Ambrosio, la Carlo Rossi (interessanti le riprese alpine ne I cani del San Bernardo) e la Milano Films di cui si vedrà Napo Torriano, una delle più impegnative produzioni di questa casa, nata da un’idea del conte Pier Gaetano Venino, su un episodio storico di lotta tra guelfi e ghibellini in Lombardia. Il film ebbe una notevole diffusione nei cinematografi di Milano ed è segno dell’attenzione delle classi aristocratiche verso la nuova arte cinematografica.
Fra le riscoperte, nel corso della giornata di lunedì passano alcuni titoli interessanti come Synthetic Sin (alle 14.30, con accompagnamento musicale al pianoforte di Donald Sosin), ritrovato dalla Cineteca Italiana di Milano e restaurato dalla Warner Bros. Il film è importante per la presenza di Colleen Moore, che, prima di Clara Bow, Louise Brooks e Joan Crawford, rese di moda i capelli a caschetto e lo stile della ragazza emancipata dei ruggenti anni Venti. Scrisse Scott Fitzgerald: “Io sono stato la scintilla che ha acceso la giovinezza ardente, Colleen Moore la torcia”.
Lady Hamilton (alle 17, al pianoforte Gunter Buchwald) è uno spettacolare film storico sulla figura dell’ammiraglio Nelson, interpretato da Conrad Veidt, con riprese anche in Italia a Napoli, Roma e Sicilia. Il film è preceduto (alle 15.45) dalla prima parte di un programma che comprende sei film delle origini della collezione Kushima della Waseda University che vengono presentati per la prima volta fuori dal Giappone.