Thomas Pynchon non ha mai amato l’esposizione mediatica, ed esattamente come un frammento mondano delle sue narrazioni più complesse costruite all’ombra della paranoia, non ha consentito la diffusione di fotografie che lo ritraessero e che fossero successive alla tarda adolescenza. In questa reclusione ostinata e radicale, la promozione di quello che è a tutt’oggi il suo ultimo libro ha generato una piccola breccia nel sistema endogeno che costituisce i modi e i toni della sua auto-reclusione. Uscito negli stati uniti nel 2009 e due anni dopo anche in Italia come “Vizio di forma” per i tipi di Einaudi, “Inherent vice” viene promosso con un vero e proprio book trailer narrato dalla voce dello stesso Pynchon diffuso attraverso youtube e ancora visibile sul canale ufficiale della Primeau Productions, un service specializzato in audiovisivi promozionali attivo da più di trent’anni.
Inherent vice di Thomas Pynchon, il book trailer
Riduzione comica e surreale di un noir, “Vizio di forma” si muove intorno alle indagini di Larry (Doc) Sportello, detective privato che accetta un incarico dalla sua ex; la donna è coinvolta in una relazione extra-coniugale con un proprietario immobiliare e chiede a Larry di contrastare il tentativo di interdizione da parte della moglie, che ha l’obiettivo di sbatterlo in un manicomio. È l’inizio di un percorso paranoide che esploderà in una deriva post apocalittica ambientata sullo sfondo di una Los Angeles fine sessanta, e tipica dell’universo Pynchoniano. Uno degli aspetti più importanti del romanzo è la colonna sonora immaginaria che Pynchon elabora durante lo sviluppo a spirale del romanzo, inserendo un numero infinito di riferimenti, dai più classici a quelli più oscuri, tanto da compilare per Amazon.com una playlist parziale dei brani citati direttamente e indirettamente, che è ancora fruibile sulla pagina del prodotto su Amazon.com; segno ulteriore di una breccia mediatica assolutamente inedita per lo scrittore americano, ma assolutamente in linea con la sperimentazione ipertestuale della sua scrittura; per una lista completa dei riferimenti musicali, occorre fare un salto sulla pagina dedicata all’interno della Pynchonwiki
La versione cinematografica di Paul Thomas Anderson potrebbe partire proprio da questi due aspetti, l’ipertrofia musicale e la surrealtà psichedelica del romanzo originale, sopratutto se si fa fede alle parole dello stesso regista che ha dichiarato come il film mantenga “la stessa qualità umoristica, folle ed eccentrica” del testo di Pynchon.
Se si fa caso alla grafica dei primi poster del film diffusi, questi sono elaborati con lo stesso stile dell’hardcover americana del romanzo di Pynchon e anche il trailer ufficiale del film prende in parte le mosse dal book trailer di Pynchon non solo per l’uso della voce narrante ma per alcune immagini della città, che nella clip realizzata per il libro ci mostravano una prospettiva losangelina decadente, suburbana e in disfacimento. Avvitamenti ipermediali affascinanti in fondo e che potrebbero essere un segno di una rinascita del cinema di Paul Thomas Anderson entro coordinate più sperimentali e selvagge.