venerdì, Novembre 22, 2024

Lama azavtani (Why Hast Thou Forsaken Me) di Hadar Morag a Venezia 72 – La conferenza stampa

Lama azavtani (Why Hast Thou Forsaken Me) di Hadar Morag – Israele, Francia, 94’ Muhammad Daas, Yuval Gurevich

Muhammad (Muhammad Daas), protagonista di Lama azavtani di Hadar Morag, è un adolescente arabo che vive ai margini della società. Per caso nel suo quotidiano girovagare incontra Gurevich (Yuval Gurevich), un solitario motociclista che per lavoro affila coltelli per  ristoranti e macellai. Muhammad diventa l’apprendista di Gurevich e lo accompagna nel cuore dei quartieri più poveri e degradati di Tel-Aviv.

Lama azavtani (Why Hast Thou Forsaken Me) di Hadar Morag la conferenza stampa a Venezia 72. Il film è presentato nella sezione Orizzonti e concorre per il Queer Lion (premio collaterale per il “Miglior Film con Tematiche Omosessuali & Queer Culture”).

La prima domanda è per la regista israeliana Hadar Morag:
ci racconta come è nata l’idea di questo film?

Ho avuto l’idea di girare Lama azavtani (Why Hast Thou Forsaken Me)  quando ho visto Gurevich affilare i suoi coltelli.

Ho incontrato i due protagonisti in strada. Muhammad era appena arrivato dalla Cisgiordania, non parlava una parola di ebraico ed era in Israele senza permesso. Lavorava come lavapiatti in un ristorante, è lì che l’ho incontrato.

Interviene Yuval Gurevich:
in passato ho studiato cinema. Ma è molto difficile mantenersi facendo l’artista. Il mio lavoro è davvero quello di affilare coltelli, giro la città con la mia moto ed affilo coltelli per ristoranti e macellerie.

Mhahmmad cosa ti ha spinto ad accettare questa parte?

Muhammad Daas, timidissimo, fa rispondere al suo posto la regista Hadar Morag

Come vi raccontavo – parla la regista – ho incontrato Muhammad per caso mentre lavorava in un ristorante come lavapiatti. Ho deciso di andare in Cisgiordania per incontrare la famiglia di Muhammad pur non avendo il permesso di farlo, come Muhammad non aveva il permesso per lavorare in Israele. Il viaggio è durato tre giorni. E’ stato un viaggio folle, ho avuto anche molta paura ma siamo riusciti a portarlo a termine e ad avere il consenso della famiglia a far recitare Muhammed nel film.

Sempre per la regista Hadar Morag. Quando ha capito che queste due persone dovevano diventare i protagonisti di Lama azavtani?

Mi sono subito innamorata di loro. Fin dal primo incontro ho deciso che erano i personaggi giusti.

Muhammad, è molto timido, viene da un villaggio remoto della Cisgiordania. Si è subito ambientato benissimo al set. Ha davvero un grande talento naturale per fare cinema.

Per la regista – H. Morag – il film è candidato anche ad un premio collaterale di critica sociale “sorriso diverso” dedicato ai film che trattano il problema dell’emarginazione sociale. Come ha declinato nel film queste tematiche

Le lingue hanno significati rigidi, forgiano il mondo in cui viviamo. Muhammed non parla la lingua ebraica, è di conseguenza un emarginato. E’ figlio di un collaborazionista Palestinese. E’ un paria, è vulnerabile. Non ha un linguaggio e vive tante difficoltà. Per questo è obbligato a parlare con il suo corpo. Diventa vittima di violenze ma scopre che il suo corpo può diventare un’arma.

Il nostro mondo vive immerso nella violenza. Viviamo in una cultura della violenza, basta pensare a cosa succede in medio-oriente, alla violenza dell’ISIS, alla violenza sulle donne. La cultura nel medio-oriente insegna alle donne che devono stare attente, coprirsi, avere mille attenzioni, ma non si insegna mai agli uomini a non usare violenza. Trovo questo assurdo. Nel film, Muhammed, si assumerà la responsabilità della propria violenza.

Interviene anche Yaël Abecassis, la produttrice di Lama azavtani.
Quando ho letto la sceneggiatura sono stata molto colpita dalla visione del mondo che emergeva. Ho deciso subito che volevo partecipare a questo progetto.

E’ un film che ci mostra una realtà dura, che vuole farci aprire gli occhi sul mondo che ci circonda.

E’ stata dura produrre questo film, abbiamo avuto tante difficoltà girando in quartieri molto degradati e a volte pericolosi. Non solo, Muhammad non aveva il permesso di restare in Israele, abbiamo lottato giorno dopo giorno per questo film.

La regista Hadar Morag
La regista Hadar Morag
Marco Pini
Marco Pini
Marco Pini si occupa di Web marketing, sviluppo web e web 2.0 da più di un decennio

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