Sesto film per il catalano Albert Serra, uno dei più interessanti registi spagnoli contemporanei, visionario puro, autore di due film conosciuti internazionalmente grazie all’esposizione festivaliera come Honor de Cavalleria, secondo lungometraggio diretto nel 2006 e El cant dels ocells, di due anni dopo. Ma soprattutto, Albert Serra è l’autore di un film controverso come El Noms de crist, serie televisiva di 193 minuti complessivi, portata a Locarno fuori concorso nel 2011, sorta di personalissimo “stato delle cose”, su un regista in cerca di finanziamenti per il proprio film, ma costretto ad un peregrinaggio senza meta, senza scopo, senza direzione, in un film che era fatto di silenzi, rumori, vecchie immagini di repertorio, un modo di mostrare invece di dimostrare, che passava attraverso molteplici generi, annullandoli tutti in una complessa tessitura filosofica e poetica.
Il nuovo film di Serra, in concorso a Locarno prosegue su questa strada e presenta un progetto già nell’aria dal 2009, poco dopo la presentazione a cannes di El Cant dels Ocells, e diffuso come una possibile e originale trasposizione del Dracula di Bram Stoker prodotta dai suoi studi di Barcellona, gli Andergraun films. Historia de la Meva Mort in realtà mette insieme due personaggi letterari, Casanova e Dracula. Il primo, trascorre i suoi ultimi giorni di vita nelle terre oscure e dilaniate dalla povertà dell’Europa settentrionale. Tutta la sua vita, bilanciata tra mondanità e pensiero razionale, soccombe alla forza violenta e alchemica incarnata da Dracula. Film oscuro, come il precedente del regista spagnolo, con una propensione alla rappresentazione della notte come se fosse un frammento appena visibile che emerge da una prospettiva fortemente legata alla produzione pittorica settecentesca, non solo spagnola. È un approccio radicalmente visionario che cerca di realizzare in immagini quella transizione tra il razionalismo del 18mo secolo e tutta la parte più oscura, romantica e violenta del 19mo secolo attraverso una forte propensione iconologica. I due personaggi incarnano questi due mondi, popolati, come sempre nel cinema del regista spagnolo, da un gruppo di attori non professionisti.