venerdì, Novembre 22, 2024

Locarno 67 – Durak (The fool) di Yuriy Bykov

Yury Bykov arriva in concorso a Locarno 67 con il suo nuovo The Fool (Durak) dopo il debutto alla settimana della critica a Cannes nel 2013 con “Mayor”, film che si occupava della responsabilità morale come spinta eminentemente individuale. Un tema che è alla base anche di “Durak” ma con un’impalcatura politica molto più esplicita.
Ci sono molti punti di contatto tra Leviathan, l’ultimo film di Andrey Zvyagintsev di cui abbiamo parlato da questa parte, e “Durak”. Il primo e più evidente, è il cupissimo ritratto della Russia Putiniana e la solitudine dei due personaggi principali in entrambi i film. Qui, Dima Nitikin, è un idraulico costretto a studiare di notte per diventare ingegnere. Quando verrà incaricato di riparare un guasto in un palazzo in pessime condizioni, luogo che ospita un’umanità derelitta, si accorgerà che il degrado mina la struttura fin dalle fondamenta, individuando un rischio di crollo che potrebbe essere letale per le centinaia di persone che lo abitano. Deciso ad avvertire chi di dovere, viene bloccato dalla moglie e dalla madre, per la paura che il gesto possa avere ripercussioni gravi, mentre il padre lo sprona ad andare avanti. Ma andare avanti significa arrivare al sindaco della città, scoprire gli intrecci di un’oligarchia che si spalleggia a vicenda, entrare in un vero e proprio incubo polanskiano, riferimento a cui Yuriy Bykov sembra ricorrere almeno da una prospettiva di superficie, immergendo il film in un’atmosfera plumbea e claustrofobica e sopratutto impiegando una progressiva deformazione grottesca nella rappresentazione delle figure del potere. Realizzato con ritmo serrato e sostenuto da una colonna sonora “rock” composta dallo stesso Bykov, “Durak” sembra voler colpire allo stomaco lo spettatore senza lasciare spazio all’allusione e puntando su una funzionalità del tutto esplicita. Non c’è in questo senso alcuno spazio per l’ambiguità, perchè la funzione politica del film sembra quella di elevare un grido che possa estendersi limpido e chiaro; cinema necessario, più che altro. Il commento di Bykov in questo senso è abbastanza chiaro: “Ci sono tipi di persone molto rare oggi, li chiamiamo romantici, altruisti, idealisti oppure semplicemente “folli”, per riferirci ad un loro comportamento considerato anormale in tempo di cinismo, paura, indifferenza, sentimenti che sono diventati la norma. Questi “pazzi” esistono ancora nel mio paese, e sono quelli che ci danno ancora speranza”

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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