Zhang Lu è un cineasta Coreano di origini Cinesi e il suo cinema ha sempre documentato la vita degli immigrati sino-coreani e tutte le problematiche inerenti l’integrazione. Con Gyeongju si avvicina a toni e modi della commedia, raccontando la storia di Choi Hyeon, professore di scienze politiche a Pechino che torna in Corea per partecipare al funerale di un caro amico. Appena in patria, affronterà un viaggio della memoria verso Gyeongju, città di impianto tradizionale e con una storia tra le più antiche della Corea del Sud, che aveva visitato insieme al defunto amico. A spingerlo verso questi luoghi è il ricordo di una stampa erotica vista la prima volta in una sala da tè. Il dipinto non è più al suo posto, ma il vagare per Gyeongju gli consentirà di percorrere un viaggio mnestico arricchito da una serie di incontri inediti legati per lo più a figure femminili, inclusa la sua ex fidanzata che gli rivelerà di esser rimasta incinta di lui durante gli anni dell’università. Ma l’incontro centrale è quello con la proprietaria della casa da tè, donna misteriosa che lo guida alla comprensione più profonda del rituale di degustazione del tè giallo, e che introduce un andamento multinarrativo senza che questo segua un processo di sviluppo vero e proprio. Zhang Lu da vita ad un buon numero di segmenti narrativi collaterali, con un certo gusto bozzettistico e con una connessione sottile tra i segmenti che si rivela comprensibile solamente in forma allusiva, come misteriosa ricognizione sulle radici di due culture a confronto. Zhang Lu sfrutta in parte l’allure misteriosa della città, disseminando il film di segni materiali e storici, sopratutto nella deambulazione di Choi Hyeon per le strade di Gyeongju e allo stesso tempo cercando un contrasto tra il confronto sentimentale, mutuato visivamente da tutta la recente tradizione cinematografica orientale che rilegge alcuni stimoli della Nouvelle Vague, e i segnali di morte che si susseguono in parallelo. Gyeongju è un film affascinante che scorre delicatamente come un ricordo ricco di lacune e buchi neri e che nel suo rimanere apparentemente sospeso in una continua aritmia temporale, non fa pesare i suoi 145 minuti di durata.