È un intero mondo contenuto sui binari quello del nuovo documentario J.P. Sniadecki. Girato nel corso di tre anni sopra i vagoni ferroviari che attraversano la Cina, “The Iron Ministry” è un vero e proprio esperimento etnografico che racconta l’evoluzione di un continente servendosi dell’esperienza del viaggio, quasi a voler tradurre il ritmo ipercinetico della società Cinese in una poetica della frammentazione che metta in relazione paesaggio e individui, uniti nello spazio mutante di un’esperienza in movimento. A differenza degli spazi contemplativi filmati nei suoi precedenti lavori, il regista originario del Michigan compie un diverso lavoro di stratificazione. Se la Cina di Yumen e l’India di Gurukulam erano l’individuazione di un’immagine metafisica, nel primo caso attraverso l’entropia di una città dall’aura fantasmatica, nel secondo alla ricerca di un remoto spazio sacro, “The Iron Ministry” si avvicina maggiormente ad un’altra ricognizione Cinese di Sniadecki, ovvero il meno recente People’s Park, sovrapposizione di un’esperienza collettiva in transito in un luogo circoscritto come quello di un parco, la cui vita cambia e si arricchisce entro un piano sequenza di 75 minuti. Uno degli aspetti che accomuna tutti i lavori di Sniadecki è la presenza di Ernst Karel, eccellente sound designer che qui punta ad accentuare il livello sensoriale dei rumori del treno, contribuendo a costruire un’esperienza visivo-sonora che sta a metà tra sperimentazione e racconto, una tendenza all’astrazione che pur facendosi esplicita nella sequenza conclusiva del film, dove il paesaggio diventa elemento fondamentale di un progetto dalla vocazione sinestetica, rimane complessivamente ad un livello subliminale grazie alla capacità di Sniadecki nell’inventarsi un ritmo capace di creare quell’illusione di continuità del viaggio, dove la sovrapposizione di esperienze, racconti improvvisati e un’intera scala sociale rappresentata, contribuisce a offrire una portentosa immagine d’insieme, senza che l’imponente molteplicità del girato renda percepibile sbalzi, suture, incongruenze. Sniadecki ed Ernst Karel insieme contribuiscono alla creazione di un’immagine caotica, viscerale, che sovrappone una brulicante umanità all’incedere industriale del treno, immagine cinematografica per eccellenza, attraverso i decenni.