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Locarno 67 – Ventos de Agosto di Gabriel Mascaro

Gabriel Mascaro, documentarista Brasiliano di grande esperienza, dirige il suo primo film di finzione. “Ventos De Agosto” è ambientato in una piccola città sulla costa del nordeste Brasiliano, durante i cicloni tropicali estivi. Il film è interpretato dall’attrice televisiva Dandara de Morais nella parte di una teenager che rimane coinvolta in un’avventura dopo essersi allontanata dalla città per vivere con l’anziana nonna. Mascaro scrive la sceneggiatura del film in collaborazione con Rachel Ellis, produttrice del suo precedente film documentario intitolato “Housemaids”, e non lascia indietro lo sguardo “documentale”, lavorando proprio su quel confine che rende indistinguibile la performance attoriale dal flusso degli eventi “en directe”, forse l’approccio che preferiamo, quello che consente di parlare con prudenza di finzione o peggio ancora di cinema del reale. A Mascaro interessano i dettagli materiali, i rituali arcaici che legano gli oggetti di lavoro ai gesti e allo stesso tempo inanella eventi che non vengono immolati sull’altare della logica del racconto, ma al contrario sembrano emergere dal paesaggio e dagli epifenomeni naturali in una relazione inscindibile tra vita e morte. Hirley (Dandara de Morais) che fa l’amore con il ragazzo (Geová Manoel Dos Santos) sulle noci di cocco, un ricercatore che registra il rumore dei venti e della risacca seduto sulla spiaggia, un cadavere che arriva dal mare e che in mancanza delle autorità il ragazzo di Hirley comincia a lavare e ad accurdire quasi fosse guidato da un’urgenza ancestrale; sono tutti elementi che privilegiano la tessitura degli eventi più della narrazione “tout court”. Il lavoro che Mascaro fa sul suono segue lo stesso criterio, spesso sovrasta la corporeità dei personaggi, immergendoli in un contesto ambientale di cui si restituiscono le qualità tattili e sensoriali, tanto che gli attori stessi sembrano abdicare la centralità della performance per perdersi nella complessità degli eventi naturali. Più che un procedimento metaforico, è la presenza “necessaria” e “indifferente” del mare che inghiotte e crea, produce vita e morte.

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