Eileen O’Meara è una veterana del cinema d’animazione. Attiva sin dal 1988 ha realizzato videoclip, brevi spot, bumpers per MTV e Channel 1 quando ancora erano una forma d’arte, cortometraggi per UNICEF e HBO per citare alcuni dei brand e delle organizzazioni per cui ha lavorato. Per riferirsi solamente a uno dei suoi numerosi lavori, ci piace ricordare il bellissimo videoclip di Mon thiers Monde realizzato nel 1994 per Gilberto Gil, uno dei primi esperimenti con le maschere tra digitale e analogico, disegno e live action, sviluppato con quel gusto per la mutazione “a vista” che contraddistingue tutte le sue produzioni.
Al Lucca Film Festival, nella sezione competitiva dedicata ai cortometraggi curata da Rachele Pollastrini, la O’Meara presenta il suo lavoro più recente. Panic Attack! è un film d’animazione interamente disegnato a mano, della durata di tre minuti e segue quella linea che dalla scuola di Zagabria guarda indietro agli stimoli di forma, ritmo, colore del cinema “assoluto” di Ruttmann, Richter, Eggeling e Fischinger ritornando comunque al divertimento tra figura e astrazione, racconto e delirio tipico del cinema statunitense, a partire da Chuck Jones.
La O’Meara, che ha lavorato per MTV negli anni in cui ci lavoravano anche i fratelli Quay, ha capitalizzato uno stile ben preciso, molto distante dall’animazione coeva e ancora potentissimo nel mettere al centro la mutazione di forma, oggetti, materia e disegno. Realizzato come se fosse la materializzazione visiva di un flusso di coscienza, il film è un viaggio progressivo dentro la genesi di un attacco di panico, attraverso quella sintomatologia soggettiva che accumula pensieri, immagini e sensazioni fuori controllo.
Il disegno animato serve allora alla O’Meara per entrare all’interno del meccanismo cognitivo, trasformandolo in pura fantasia visiva, dove al tratto che si autodistrugge per crearne altri infiniti, si sovrappone l’incredibile lavoro sul suono curato da Tim Maloney, quotatissimo insegnante d’animazione alla California State University e filmaker che ha collaborato a vario titolo con la Walt Disney, molte istituzioni statunitensi e anche la band sperimentale Negativeland.
La cornice da cui si sviluppa tutto il lavoro della O’Meara è delimitata dal cruscotto dell’automobile dove siede la donna in preda ad un attacco. Quella limitazione diventa un piccolo universo dove si avvicendano pensieri inquietanti, l’idea della fine, il mondo conosciuto che si frantuma e una divertente lotta tra bene e male, visualizzata attraverso l’immaginario della cultura cattolica, quasi fosse l’origine del peso e del senso di colpa che ogni giorno annichiliscono la nostra mente. Geniale.