A corredare la mostra ”Man Ray” a Villa Manin è il catalogo dall’omonimo titolo, una raccolta di 270 pagine, pubblicata da ”Skira” e supervisionata dagli stessi curatori della rassegna, Gudio Comis ed Antonio Giusa. Il volume si delinea (scrupolosamente) nel medesimo schema della mostra, presentando una completa ed esaustiva rappresentazione grafica di tutte le opere esposte, (in ottima qualità, complete di fedeli didascalie) adottando bensì una decisione più minimalista nel riproporre piccoli testi dalla valenza saggistica, in funzione di un excursus descrittivo e di completamento; riconfermando così la volontà che ”siano le immagini a parlare”.
Tuttavia, il catalogo offre la possibilità d’approfondire ”vita, opere ed analogie” dell’intero trascorso artistico – biografico di Man Ray: spaziando in quattro piccoli saggi (più tre testi di rifinitura) che vanno a focalizzarsi sulle tematiche fondamentali dell’intera mostra artistica:la Vita, gli Amici artisti; la Figura femminile; il Cinema.
Oltre ai testi di ”benvenuto” ad opera del presidente della Regione F.V.G Debora Seracchiani e del sovrintendente dell’azienda speciale Villa Manin Piero Colussi; ed il testo ”commemorativo” dell’amico (fondatore dell’omonima associazione collaboratrice) Giorgio Marconi, il primo saggio è ad opera del curatore Guido Comis, intitolato ‘ Breve percorso fra temi e forme dell’opera di Man Ray”.
Analitico e scorrevole il testo di Comissi ha la valenza di una guida al percorso artistico, sviluppando informazioni e delucidazioni nello stesso ordine semantico dell’esposizione, da lui stesso, redatta e servendosi delle medesime parole lasciate dallo stesso artista a testimoniare il proprio operato nelle storiche riviste e manifesti. Approfondisce quindi il rapporto tra Man Ray e Gli oggetti , tra l’artista e La donna per poi fondere le due analisi e ricavarne una terza: tra Man Ray e La donna oggetto. Conclude la sua analisi parafrasando il ”Noyerismo” e ponendo un Accenno ai dipinti.
Biografico, confidenziale, descrittivo e diretto ad un analisi introspettiva (pur rifacendosi al periodo storico) è il saggio dell’amico ed autore di molte opere sull’artista, Janus, ”Ritorno al Senso di Man Ray”. Janus, avvalendosi di una profonda conoscenza sul Dadaista ribelle, parafrasa l’intero trascorso artistico, giudicandone vita ed opere dell’amico come una manciata in versi di una più pura e rara poesia avanguardista. Rinnova la tematizzazione globale, considerandone l’intero operato artistico e non, tutt’ora, attuale e pieno di phatos artistico-filosofico. Rivela al lettore un lato più umano e confidenziale dell’artista, sorvolando l’ingente dietrologia operistica normalmente menzionata, confutando la più sofisticata critica ed appellandosi ad un giudizio più semplice e soggettivo d’ogni singola opera, firmata Man Ray.
”Una casualità apparente” è il terzo saggio curato dall’altro redattore Antonio Giusa. Il testo è un analisi descrittiva, formale e distaccata che delucida il cosmo fotografico di Man Ray.
Giusa ripercorre il percorso dell’artista, semplificandone ed annullandone l’immagine, forse ingigantita forse mistificata della figura cucitagli sopra nel tempo; sminuendo in tal modo il fotografo di Philadelphia, da pioniere indiscusso a semplice perfezionista di sperimentazioni: innovazioni nate, precedentemente, da idee altrui.
Il quarto saggio è ad opera del critico Carlo Montanaro e s’intitola: ”Istinto, Tecnica ed Estro: Man Ray ed Il Cinema”. L’articolata prosa di Montanaro omaggia forse la virtù più sottovalutata di Man Ray, la ”Virtù Cinematografica”.
Il saggista motiva la consacrazione di Man Ray regista nella cerchia dei ”grandi” d’un primo cinema primordiale, raccontandone estro e virtuosismo. Conclude il saggio esaltando l’ironia dell’artista e servendosi di una sua citazione: ” I peggiori film che abbia mai visto, quelli che mi hanno fatto dormire, contengono dieci o quindici minuti meravigliosi. I migliori film che abbia mai visto contengono solo 10 o 15 minuti validi” (…)
” Ho fatto cenno a dieci o quindici minuti, perché i pochi film che ho a suo tempo realizzato non sono mai stati più lunghi, ed è su questa base che ho invocato l’indulgenza del mio pubblico, promettendo di non infiggerli lungometraggi”.
(MAN RAY – Tutti gli scritti, Janus)